Il ponte della festività di Ognissanti è stato teatro dell'evento perturbato più significativo dell'Autunno 2010, se non in assoluto il più intenso degli ultimi anni in alcune regioni di Italia. Un'intensa perturbazione dai connotati tipicamente autunnali si è infatti abbattuta su tutto il nostro Paese, apportando ingenti quantità di piogge in poche ore. Numerosi i danni disseminati purtroppo lungo il nostro Stivale: dal Veneto alla Toscana, dal Friuli-Venezia-Giulia alla Calabria, dove allagamenti e smottamenti hanno causato lo sfollamento di oltre 120 comuni, per non contare inoltre i cinque morti e i due dispersi a causa di questa calamità naturale! Scenario meno catastrofico per fortuna in Lombardia, dove comunque è stato raggiunto uno stato di allerta a causa dell'alto livello idrometrico di alcuni nostri fiumi. Nulla di eccezionale nel "nostro orticello", già abituato alle grandi piogge autunnali e all'esondazione dei corsi d'acqua lungo l'alta e media pianura, se non dei bacini lacustri. Significativa la piena del Brembo, del Seveso e del Lambro che hanno rotto gli argini in diversi punti causando numerosi allagamenti.
Dal punto di vista tecnico la dinamica del peggioramento è stata alquanto caratteristica e prevedibile: una discesa di aria fredda nord-atlantica ha scavato un canale depressionario nel Mediterraneo centro-occidentale. La presenza di un'area di alta pressione sull'Europa Orientale ha rallentato lo spostamento della saccatura verso Est, per cui il sistema frontale semistazionario ha interessato a lungo le stesse zone. Le Prealpi - in particolare le Orobie - e l'area Pedemontana sono state interessate da forti ed insistenti precipitazioni a causa dello sbarramento orografico (stau) alle correnti di scirocco ed ostro che hanno imperversato per diverse ore. Intensi "rovesci monsonici" si sono abbattuti anche sulle pianure centro-occidentali, lungo canali rigeneranti ben definiti in risalita dal Mar Ligure. Importante poi sottolineare l'elevata longevità della depressione, che ha esaurito sul nostro paese la sua energia scaricando precipitazioni fino alla quasi completa dissoluzione delle nubi. L'elevata energia attinta dalle acque ancora tiepide del mare ha certamente contribuito allo sviluppo di fenomeni convettivi rigeneranti e pericolosi, specialmente lungo i versanti Tirrenici. Altro motivo di preoccupazione: l'innalzamento delle temperature in quota e quindi il limite delle nevicate tanto elevato da innalzare drasticamente il contributo dell'afflusso delle acque dalle aree montuose.
Volendo quantificare l'entità del peggioramento, non c'è niente di meglio che citare alcuni dati raccolti dalla nostra rete di Stazioni.
Nella giornata di Domenica 31 Ottobre si sono registrati i maggiori quantitativi di pioggia nell'area alpina e prealpina a causa dello Stau, con punte diffusamente a tre cifre nelle ventiquattro ore (in primis la Valcamonica con il record di 138 mm registrato a Montecampione) ed un minimo sulla bassa pianura, con il Pavese in testa (in media 30/50mm) ed il Cremonese/Mantovano in coda. In genere si è comunque registrato un netto andamento pluviometrico crescente nel risalire dalla pianura alle Prealpi, in virtù dell'effetto di sbarramento orografico.
Evento complessivamente importante in Lombardia, ma non eccezionale e per niente paragonabile per durata ed intensità all'irripetibile Novembre del 2002. In quel lontano autunno infatti questo tipo di configurazione perturbata fu in grado di rinnovarsi in diversi episodi tra loro ravvicinati per quasi tutto il mese. In questa piovosa annata 2010 fortunatamente il riproporsi dei peggioramenti è intervallato da brevi ma provvidenziali parentesi anticicloniche, che permettono al territorio di "smaltire" i grandi quantitativi pluviometrici.