Nessuno l’aspettava, quella volta la dama bianca volle stupire Milano, una città che troppe volte negli inverni precedenti era stata penalizzata da ombre pluviometriche, isole di calore e alte pressioni velenose. Un evento che come vedremo sfuggì anche alle previsioni più attendibili, ma soprattutto trovò una città completamente impreparata, e si rivelò tanto spettacolare quanto pericoloso per le particolari condizioni in cui si è verificato.
Quell’anno, dopo un inizio d'autunno mite, il generale inverno sembrava aver anticipato i suoi movimenti, quasi volesse regalarci una stagione d’altri tempi, lontana dal temutissimo spettro dell’alta pressione.
Ripercorriamo velocemente le tappe del freddo:
Già il 26 e il 29 Novembre due nevicate hanno fatto visita alla città di Milano, ma per lo più senza accumuli significativi. Grazie, infatti, alla spinta dinamica dell’anticiclone delle Azzorre verso nord, a partire dall’ultima decade di Novembre, una serie di saccature collegate al vortice polare hanno iniziato a pompare aria gelida sull’Europa orientale e centrale, a più fasi. Analizzando le carte delle termiche e dei geopotenziali a 850 hPa e 500 hPa, il 22 Novembre, sull’est europeo, vediamo isolarsi una goccia molto fredda, con valori di temperatura di -35°C ad una quota di 500 hPa (circa 5500 metri). Il richiamo di una depressione parcheggiata sull’Iberia determina un movimento retrogrado di questo vortice freddo dai Balcani verso l’Italia, con maltempo e neve al centro-sud. Il 24 Novembre un’isoterma di -10°C è presente alla quota di 850 hPa (circa 1500 metri) su buona parte delle Alpi e una -5°C su tutto il centro-nord. Il 26 Novembre una discesa di aria fredda sulla Francia attiva verso l’Italia forti correnti di Libeccio. Le temperature salgono velocemente al centro e al sud mentre al nord, protetto dalle Alpi e dagli Appennini, resiste bene un’isoterma di -2°C. Il 30 Novembre l’anticiclone delle Azzorre inizia a spostarsi più ad ovest, in pieno oceano, permettendo così l’ingresso da ponente di una forte perturbazione, la depressione “Vitus”, ben visibile già il 1° Dicembre sull’Inghilterra, con valori pressori di tutto rispetto, ben 970 hPa nel suo centro.
Analizziamo la situazione del 2 Dicembre:
La depressione “Vitus” è ormai prossima alle regioni del nord-ovest con il suo richiamo caldo. La carta dei geopotenziali a 500 hPa del modello GFS del 3 Dicembre, a mezzanotte, ci mostra un isobara perpendicolare all’arco alpino occidentale, questo significa correnti di Scirocco, quindi maltempo certo su tutto il nord e, questa volta, Piemonte compreso. La particolare configurazione geografica del nord-ovest, protetto a nord e ad ovest dalle Alpi, e a sud dall’Appennino, fa sì che si abbiano maggiori precipitazioni solo quando le correnti umide provengono da sud-est, sud o sud-ovest. In realtà, anche con correnti da sud-ovest (Libeccio), il Piemonte viene spesso saltato, a volte anche l’ovest della Lombardia.
Quasi tutti i modelli prevedono, per la notte, neve certa ed abbondante in pianura su tutto il Piemonte, neve anche su Alpi, Prealpi, e pianure più a nord della Lombardia, Comasco, Varesotto, Lecchese; pioggia o al massimo pioggia mista a neve sul resto della pianura lombarda, Bergamasco, Bresciano, Milanese, Lodigiano, Pavese.
Il radiosondaggio della stazione di Milano-Linate, delle ore 12.00 del 2 Dicembre mostra una temperatura di -2,5°C a 1500 metri e temperature crescenti ma sempre negative fino a 800 metri, uno zero termico a 700 metri. In queste condizioni la quota neve si aggira attorno ai 400 metri. Difatti le precipitazioni segnalate fin a quel momento sono solo di pioggia. Delusi i fan più fedeli della dama bianca, ignari però di quello che si sta realizzando alle medie quote. Man mano, infatti, che le precipitazioni aumentano d’intensità, anche gli strati d’aria sotto i 700 metri iniziano a raffreddarsi, grazie al rovesciamento dell’aria fredda dalle alte quote alle quote inferiori e al calore sottratto dalla precipitazione stessa all’aria circostante. Questo, unito ad una scarsa penetrazione dei venti meridionali più miti, sia al suolo che in quota, e ad un “fisiologico” calo delle temperature nelle ore notturne, ha fatto sì che si realizzasse una straordinaria quanto imprevista omotermia, cioè temperature pressoché invariate tra il suolo e le quote superiori. Alle ore 18.00, il radiosondaggio mostra una temperatura di circa -1°C da 1300 metri fino a 400 metri, poi temperature positive dai 400 metri in giù: il raffreddamento delle quote inferiori era già in atto ma non ancora terminato.
A mezzanotte il radiosondaggio mostra l’opera completata: 0°C da 1300 metri circa fino a 100 metri di quota. Da quest’ora, difatti, la pioggia inizia a trasformarsi in neve su tutta la pianura lombarda occidentale, Milano compresa. E’ sorprendente e doveroso notare come tale fenomeno si sia manifestato in modo netto in una zona ben delimitata: potremmo immaginare quasi una linea che passa per Milano e va verso nord, ad ovest della quale si sono avute copiose nevicate con accumuli notevoli, mentre ad est solo pioggia. Milano stessa, sulla linea di confine, ha visto accumuli di 20 cm nella zona ovest, 15 cm in centro, cosa che non accadeva da più di dieci anni, appena 5 cm nella zona est e solo pioggia ancora più ad est. Il noto e fastidioso fenomeno dell’“isola di calore” è stato letteralmente scalzato via dall’intensità della precipitazione. Ben due temporali nevosi hanno colpito nella notte la città, anche questo fenomeno raro e affascinante, con neve abbondantissima e a larghe falde. Il cielo di un’arancione intensissimo quasi illuminava la notte e persino qualche lampo seguito da una vera e propria cascata di neve. La spettacolare nevicata si è però rivelata presto un gioco pericoloso: i fiocchi, infatti, grossi e bagnati, erano particolarmente pesanti, a causa delle temperature non abbastanza basse. La neve accumulatasi sugli alberi, non ancora completamente privi del fogliame, ne ha provocato una strage. Non solo tantissimi rami spezzati ma interi alberi si sono piegati dalla base come se fossero stati sradicati dal vento. Ingentissimi i danni alle auto, molte delle quali rimaste letteralmente schiacciate. Moltissimi alberi si sono abbattuti sulle linee elettriche, provocando diversi black-out e bloccando la circolazione dei tram per tutto il giorno seguente e gran parte della domenica. Numerose le strade e autostrade interrotte, traffico in tilt. Per fortuna nessun ferito visto che il tutto è avvenuto durante la notte, tra le 3 e le 6 del mattino. In quelle ore si poteva udire il rumore secco e forte dei rami e degli alberi che si spezzavano e cadevano rovinosi. Il fenomeno ha interessato tutta la città, ma i maggiori crolli si sono avuti in via Beatrice d’Este, via Foppa, via Tiziano, via Mac Mahon e via Elba. Le prime luci dell’alba di sabato hanno mostrato, in tutta la loro crudezza, l’entità dei danni. Fu la nevicata più fitta e spettacolare che abbia mai visto.