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La straordinaria ondata di gelo del Febbraio 2012   Inserito il› 28/03/2012 6.27.24
 
 
 
- Appendice: pagina archivio temperature del giorno 6 febbraio 2012 - di Giuseppe Aceti
- Appendice: archivio "Prime Pagine" dei giorni 5 febbraio e 12 febbraio 2012 - di Matteo Dei Cas e Livio Perego
- Appendice: reportage fotografico "La neve ed il grande gelo del Febbraio 2012" - di Matteo Dei Cas
 
 
 
INTRODUZIONE
 
Febbraio 2012 è stato caratterizzata da un'intensa e soprattutto estesa ondata di gelo, che per oltre quindici giorni ha attanagliato gran parte dell'Europa. Come vedremo, si è trattato di un evento meteorologico di portata storica, del tutto paragonabile ad alcuni episodi del ventesimo secolo, tra i quali i celeberrimi '56 ed '85.
L'evento si è presentatato in tutta la sua eccezionalità sulle regioni del centro-Italia, in particolare tra le Marche e l'Abruzzo, dove si è abbattuta una nevicata dal calibro secolare.
La nostra regione, a dire il vero, si è trovata invece ai margini dell'evento, per lo meno in termini di precipitazioni nevose; significativa invece la lunga sequela di "giornate di ghiaccio", o meglio la persistenza del grande freddo.
Questo articolo presenta quindi una reanalisi sinottica e climatologica non a carattere locale - come nella stragrande maggioranza degli articoli pubblicati dalla nostra Associazione - ma ad un livello decisamente più allargato; questo perchè il riesame di un'ondata di gelo importante non deve fermarsi agli aspetti prettamente microclimatici, ma deve estendere il proprio orizzonte ad una scala contintentale o meglio ancora emisferica. 
 
 
 
 
di Roberto Meda
 
 
 
Per comprendere le origini di questa straordinaria ondata di gelo, non possiamo prescindere da una premessa riguardo la situazione teleconnettiva e stratosferica del nostro emisfero.
Seguendo ed analizzando i movimenti a livello emisferico si riesce a comprendere come tali dinamiche abbiano provocato una estesa circolazione antizonale sull'area euro-asiatica. In parole più semplici, le grandi manovre avvenute a partire dalla seconda metà di gennaio nel nostro emisfero settentrionale, hanno poi avuto ripercussioni sulla circolazione sinottica del nostro Continente: il normale movimento da ovest verso est (flusso zonale) quasi sempre presente alle nostre latitudini si è improvvisamente ribaltato, e questo, come vedremo, ha provocato la retrogressione di masse d'aria molto fredde da est verso ovest (flusso antizonale).

 
Nella prima parte dell'inverno 2011/2012, a fronte di un quadro teleconnettivo caratterizzato da indici  “border line” e quindi poco forzanti, il protagonista assoluto è stato il Vortice Polare (VP) che, fin da novembre, apparentemente senza motivi particolari, a parte il normale raffreddamento radiativo, si è approfondito molto, presentando ben presto anomalie negative tali di geopotenziale, da superare quella soglia, comunemente definita “soglia del NAM” (teoria di Baldwin & Dunkerton). In base a tale teoria le anomalie negative di geopotenziale e di temperatura (Stratcooling) si trasferiscono dalla alta stratosfera in troposfera ed il Vortice Polare si rinforza e si contrae, girando in perfetta prima armonica, con conseguente forte zonalità e indici AO e NAO positivi per circa 45-60 giorni.
 
 
 
  
Andamento del NAM (North Anular Mode) e corrispondente indice AO (Artic Oscillation). Dopo una lunga fase di AO positiva e vortice polare molto forte, a partire da metà gennaio la repentina inversione di rotta. FONTE: www.cpc.ncep.noaa.gov
 
 
  
A partire da metà gennaio il Vortice Polare  incomincia ad indebolirsi, sia per la fine del suddetto precondizionamento del NAM, sia per il contributo di una QBO divenuta completamente orientale anche alla quota di 50 hpa, sia per i primi disturbi generati da uno Stratwarming (riscaldamento stratosferico) particolarmente incisivo, iniziato nella prima decade di gennaio, a carico principalmente della “Wave 1” Pacifica.
 
In troposfera si assiste ad i primi importanti movimenti emisferici a carico delle principali onde planetarie, in particolare quella Pacifica (forcing Aleutinico) in sviluppo dal 16/17 gennaio, e quella Asiatica (Wave 3) a partire dal 18/19 gennaio. Lo sviluppo di quest'ultima onda provoca l'instaurarsi di un anticiclone (HP) dinamico in Russia, tendente poi a “termicizzarsi” viste le basse temperature al suolo. Tale elemento avrà un'importanza fondamentale nella formazione della particolare configurazione sinottica a fine mese.
 
 
 
18 gennaio 2012: Analisi ECMWF Emisfero Nord: isobare al suolo e gpt. a 500 hPa - FONTE: www.meteociel.fr - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
I movimenti emisferici descritti portano alla formazione di un HP polare in zona Artico-Pacifica (post- pulsazione dinamica Pacifica) ed all'isolamento di un nocciolo del VP in area Siberiana, mentre l'assenza di importanti forcing dinamici in Atlantico non crea ancora i presupposti per significative avvezioni artiche in Europa, ma solo ondulazioni più o meno marcate con obbiettivo principale  i Balcani (21-22 gennaio e 25-26 gennaio).
Nel corso della terza decade di gennaio si assiste ad un ulteriore indebolimento del VP ed ad una rotazione in senso orario dell'asse dello stesso. Contemporaneamente l'HP russo, in forte consolidamento si espande verso ovest.
 
 
 

25 gennaio 2012: Analisi ECMWF Emisfero Nord: isobare al suolo e gpt. a 500 hPa - FONTE: www.meteociel.fr - Elaborazione di Matteo Dei Cas 

 
 
 
 

In corrispondenza di un importante rallentamento zonale in area Groenlandese-nord Atlantica e della disposizione particolarmente baroclina del lobo Canadese del VP, tendente a collassare verso gli States, si attiva il 27-28 gennaio una decisa ondulazione Atlantica (Wave 2), favorita anche dalle anomalie positive delle acque superficiali (SST anomalies) a ridosso della Scandinavia.
La pulsazione calda in poche ore provoca l'aggancio tra le due figure bariche (HP Azzorre e Russo) ed avvia la strutturazione di un potente Anticiclone lungo migliaia di Km ed esteso dal medio Oceano Atlantico all'Artico Siberiano orientale. Questa estesa fascia Anticiclonica non può che determinare, dal 29 gennaio, una potente  circolazione antizonale in tutta l'area Euro-Asiatica e la retrogressione del lobo  Siberiano, che, dalla zona della Mongolia, inizia a muoversi  in direzione della Russia e dell'Europa dove giungerà tra l'1 ed il 2 febbraio.
A distanza di 56 anni (febbraio 1956) si ripropone una rara e spettacolare configurazione, da ricordare per molto tempo e da portare come esempio, quale situazione estrema per avvezioni Continentali gelide nel vecchio Continente.

 
 
 
1 febbraio 2012: Analisi ECMWF Emisfero Nord: isobare al suolo e gpt. a 500 hPa - FONTE: www.meteociel.fr - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
Nell'immagine sottostante il riscaldamento previsto in stratosfera (superficie 10 hPa) dai modelli di previsione, con il massimo per il 19 Gennaio, e le temperature di fatto registrate sopra il polo Nord. Si noti l'effettivo Stratwarming in seguito allo Stratcooling compiutosi tra novembre e la prima metà di gennaio; segue poi con gli inizi di febbraio il rientro alla normalità.
 
 
 
Temperatura a 10 hPa prevista per il 19 gennaio 2012 da un modello inizializzato sette giorni prima. FONTE: www.cpc.ncep.noaa.gov - Confronto con l'andamento effettivo della temperatura sopra il Polo Nord: si noti il picco termico a metà gennaio. FONTE: www.jma.go.jp
 
 
 
di Matteo Dei Cas
 
 
I movimenti a livello emisferico, in particolare il forcing correlato all'ondulazione atlantica (Wave 2), ha certamente indotto profonde ripercussioni sulla circolazione sinottica a scala continentale, determinando una potente antizonalità. 
Sull'Europa, nella stragrande maggioranza dei casi, siamo dominati da una componente occidentale (Westerlies) che trasporta masse d'aria oceaniche dalle latitudini comprese tra la fascia artica e quella sub-tropicale. A volte questo flusso si presenta più o meno ondulato (componente meridiana) e genera i sistemi perturbati che abitualmente visitano il nostro Paese; ancor più raramente però la circolazione "si ribalta" ed assume una componente da Est ad Ovest: questo provoca una retrogressione delle masse d'aria fredda dal continente asiatico verso l'Europa occidentale. L'antizonalità costituisce quindi una vera e propria eccezione alla regola e caratterizza solo episodi di breve durata, più o meno ricorrenti nel corso di una stagione invernale e comunque destinati il più delle volte a risolversi nell'arco di pochi giorni. 
Una fase antizonale portratta nel tempo rappresenta qundi un evento eccezionale, destinato statisticamente a ripresentarsi con tempi di ritorno di qualche decennio. 
Questo è quanto accaduto nel corso della lunga ed estesa ondata di gelo del febbraio 2012, quando la retrogressione delle masse d'aria dal continente euro-asiatico si è protratta per una quindicina di giorni. L'assetto sinottico ha presentato caratteri di eccezionale stabilità, o meglio come vedremo, è riuscito ad auto-alimentarsi a lungo prolungando la fase antizonale.
 
Il periodo preso in esame è quindi piuttosto lungo e difficile da riesaminare, ma altrettanto affascinante proprio perchè molto raro. Per comodità didattiche abbiamo scelto di ricostruire quanto accaduto tra il 28 gennaio ed il 16 febbraio 2012, avvalendoci di quattro animazioni della durata ciascuna di cinque giorni.
 
 
Il primo quadro di questa lunga carrellata sinottica ha inizio sabato 28 gennaio, con lo slancio dell'Anticiclone delle Azzorre dalla sua naturale sede verso nord-est, in direzione del "cugino" Russo. Il tutto è dovuto ad un affondo in pieno atlantico del comparto canadese del Vortice Polare, che come potete vedere sembra quasi "arricciarsi" a sud dell'Islanda. Questo comporta a sua volta una risalita di aria mite oceanica dalle Azzorre verso la Scandinavia: un vero e proprio corridoio caldo ben strutturato a tutte le quote (si notino i geopotenziali elevati in colore giallo) che "sbarra" letteralmente le porte alle correnti atlantiche, ed anzi lo farà - come vedremo - per molti giorni.
La natura tende poi in tutti i modi a compensare questo squilibrio di calore e lo compie trasportando massa, nel modo energeticamente più favorevole: la soluzione è quindi naturalmente una discesa fredda, nel nostro caso orientata dai quadranti nordorientali.
La relativa saccatura presente sulla Francia già sabato 28 gennaio (tra l'altro associata alla prima neve di stagione sulla Pianura Padana Occidentale) avrebbe svolto una funzione di "calamita" esaltando la retrogressione fredda, tanto da attivare una più vasta conca depressionaria nel Mediterraneo, vera e propria "fucina" di perturbazioni che una dopo l'altra hanno interessato gran parte della nostra Penisola, scaricando in alcuni casi anche grosse quantità di neve.
Molto solida fin da subito la cellula di alta pressione russa, ben strutturata in quota, ma anche molto marcata al suolo  con il suo massimo relativo che sfiora i 1060 hPa, a causa del grande peso dell'aria fredda che ristagnava da giorni sulle pianure.    
I giorni 29 e 30 gennaio sono caratterizzati da un consolidamento del Blocking alto-pressorio in atlantico, concomitante ad un approfondimento della circolazione depressionaria nel Mediterraneo: i primi sbuffi di aria fredda continentale quindi iniziano ad affluire sul nostro Paese attraverso la "porta della Bora". L'aumento di pressione sui paesi balcanico-danubiani  testimonia la compiuta avvezione di un'estesa massa di aria fredda e densa di natura euro-asiatica.
La medesima retrogressione continentale raggiunge la Costa Azzurra aggirando le Alpi da Ovest, ed entra nel Mediterraneo nella tarda serata del 31 gennaio: da qui la prima ciclogenesi, con un minimo di pressione (*) che coinvolge buona parte dell'Italia, accompagnato da un brusco calo delle temperature a tutte le quote.
La depressione si approfondisce poi il giorno 1° febbraio posizionandosi strategicamente sull'Italia centrale, tanto da risucchiare ulteriormente nuove masse di aria fredda dai Balcani: i giorni della Merla aprono quindi ufficialmente questo periodo di grande gelo sul nostro Paese.
 
 
 
28 gennaio - 1 febbraio 2012: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de
Elaborazione di Matteo Dei Cas 
 
 
 
 
Sebbene tutto il periodo compreso tra il 28 Gennaio ed il 15 Febbraio sia stato caratterizzato da una serie intenterrotta di giornate di gelo, è opportuno premettere subito che il nostro Paese in realtà è stato interessato da due distinte ondate di gelo, molto intense ed altrettanto ravvicinate. Il primo impulso freddo si è compiuto nei giorni compresi tra il 2 ed il 6 febbraio, ed è oggetto dell'animazione sottostante.
Da sottolineare in primo luogo la completa fusione dell'anticiclone delle Azzorre con quello Russo, con lo sviluppo di un corridoio altopressorio  (Ponte di Wejkoff) che divide la circolazione depressionare annessa al VP da quella Mediterranea.
La particolarità della sinottica di questo periodo è appunto la longevità del Ponte di Wejkoff, particolarmente tenace, tanto da mantenersi intatto per circa una decina di giorni. E' ed appunto la stabilità di questa medesima configurazione sinottica ad imprimere una rilevanza storica a questo periodo, dato che nella maggior parte dei casi il patto e l'unione dei due anticicloni si presenta fugace ed effimero.
Tornando alle "vicende di casa nostra" notiamo invece che l'aria gelida continentale (primo impulso aritco), mentre continua a sferzare i versanti adriatici sottoforma di venti di Bora e Grecale, riesce ad entrare più ad Ovest fino a spingersi addirittura sulla regione ebro-pirenaica; da qui sfonda nel Mediterraneo centro-occidentale, dando origine il giorno 2 febbraio ad una ciclogenesi sui mari circostanti alle Isole Baleari.
La suddetta depressione (**) si sposta poi lentamente verso Ovest, mantendosi sul medio-basso Tirreno; dopo avere superato la Sardegna, raggiunge la costa Tirrenica il giorno successivo colpendo come nelle attese la Capitale, dove è caduta la neve.
I giorni compresi tra il 2 ed il 4 febbraio sono quindi caratterizzati dalla presenza di una depressione a largo raggio d'azione centrata sull'Italia centro-meridionale, costantemente alimentata da aria fredda in entrata dai Balcani e dalla Francia. Maltempo quindi concentrato al centro-sud, mentre il Nord-Italia (ad eccezione dell' Emilia Romagna) è coinvolto in modo molto più marginale, più che altro dalla ritornante del fronte occluso nella fase di maturità e colmamento della depressione.
La perturbazione risulta comunque molto longeva, grazie al continuo apporto di aria fredda continentale che la mantiene in vita a lungo: il giorno 6 febbraio, che peraltro coincide al culime di questa prima ondata di gelo, il minimo abbandona la nostra Penisola, ma continua ad avvolgere le regioni centro-meridionali tra le sue fitte spire di isobare. Il maltempo insiste inclemente soprattutto lungo i versanto adriatici.
 
 
 
 
2 - 6 febbraio 2012: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de
 Elaborazione di Matteo Dei Cas 
 
 
 
 
La finestra dei giorni compresa tra il 7-11 febbraio è ancora caratterizzata dalla presenza costante, sullo scacchiere europeo, del Ponte di Wejkoff.
Il temporaneo aumento dei geopotenziali concede comunque un fugace tregua al grande gelo tra il 7-8 febbraio, con le temperature che si  innalzano di qualche grado in quota (si noti l'area gialla che avvolge la regione alpina) ed aria più fredda ormai sedimentata nel catino padano.
Tra il 9 ed il 10 febbraio è sopraggiunge però il secondo impulso artico, e con esso si organizza un nuovo minimo di pressione  (***) ad Ovest della Sardegna. Anche questa volta la perturbazione, sempre alimentata da gelide correnti orientali, percorre il medio-basso Tirreno ed interessa quindi le nostre regioni centro-meridionali.
Le nevicate si abbattono quindi di nuovo seguendo il copione di pochi giorni prima, con i versanti adriatici maggiormente interessati da nubi e precipitazioni in un contesto generalmente sempre molto freddo.
Sabato 11 Febbraio la depressione insiste al centro-sud, richiamando ulteriormente apporti freddi continentali che mantengo le temperature costantemente basse a tutte le quote: si compie quindi, a pochi di distanza, il secondo ed ultimo culmine di questa lunga ondata di gelo.
 
 
 
 
7 - 11 febbraio 2012: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de
Elaborazione di Matteo Dei Cas 
 
 
 
 

Quest'ultimo quadro animato, relativo ai giorni compresi tra il 12 ed il 16 febbraio, coincide con la completa risoluzione dell'ondata di gelo e la svolta quindi verso il solito tipo di tempo che aveva caratterizzato la quasi totalità dell'inverno.
La mappa relativa a Domenica 12 febbraio rappresenta la "crisi" del Ponte di Weikoff, con l'alta pressione Russa che tende a ritirarsi verso nord-est ed il "cugino azzorriano" che tende ad elevarsi pienamente a nord in direzione dell'Islanda.
Un residuo apporto di aria fredda continentale alimenta ancora per breve tempo la depressione mediterranea (***), che tende gradualmente a colmarsi mentre si allontana vero la Grecia.
Il cambio di circolazione nel frattempo sta già caratterizzando il centro-Europa, con un nuovo scambio meridiano: una discesa di aria fredda ancora artica, ma questa volta di natura marittima e quindi sostanzialmente meno fredda.
Alle alte latitudini nel frattempo il VP tende a ricompattarsi, e questo ha un deciso impatto sulla circolazione continentale che assume nuovamente una componente zonale.
Mercoledì 15 febbraio è il giorno della svolta definitiva: il gelo abbandona l'Italia senza quello "sperato" passaggio perturbato, che avrebbe potuto apportare la classica grande nevicata da raddolcimento sulla Pianura Padana. E' l'alta pressione delle Azzorre ancora una volta a riprendere il comando della situazione, chiudendo ufficialmente questa storica ondata di gelo.
L'aumento di pressione a tutte le quote, l'avvezione di aria secca e mite, la radiazione solare ormai dell'inverno inoltrato, ed in alcuni casi anche l'inngresso del Föhn, hanno scalzato in poche ore la massa d'aria fredda anche nelle zone di pianura più riparate.
Lo scenario sinottico del 16 febbraio torna quindi ad assomigliare a quello del bimestre dicembre-gennaio, con il flusso zonale spinto oltre il 50° di latitudine e la "spallata azzorriana" protesa sull'Europa occidentale, sempre pronta a deviare e ad impedire l'ingresso delle perturbazioni atlantiche nel Mediterraneo.

 
 
 
 
 
 
12 - 16 febbraio 2012: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de
Elaborazione di Matteo Dei Cas  
 
 
 
 
Concludiamo questa lunga carrellata sinottica con un paio di mappe al suolo "tradizionali". La scelta è volta a ricordare l'eccezionalità di questo periodo, soprattutto per le grandi nevicate che hanno interessato le nostre regioni centro-meridionali: qui soprattutto si sono vissute giornate veramente memorabili! "Julia" e "Lucina", in particolare, sono state le protagonsite della storia meteorologica sulla Capitale nelle giornate del 3 e 10 febbraio 2012: la neve infatti, già di per sè davvero insolita in città, ha imbiancato Roma a distanza solo di una settimana! La dinamica delle fasi perturbate, come abbiamo visto, ha seguito il medesimo copione: una depressione nata ad Ovest della Sardegna, alimentata costantemente da gelidi venti di Grecale e Maestrale, con destinazione medio-basso Tirreno e Grecia. Due sistemi depressionari molto longevi, un'imponente ritornante dei fronti occlusi e soprattutto un esteso e persistente sbarramento delle correnti orientali lungo tutta la dorsale appenninca, dall'Emilia al Gargano.
Se febbraio 2012 verrà ricordato al nord-Italia per la lunga sequenza delle giornate di gelo, nelle regioni centrali (spicattamente Marche ed Abruzzo) il medesimo periodo farà parlare a lungo si sè per la grande neve!
 
 
 
 
3 e 10 Febbraio 2012: Analisi sinottica al suolo - Berlin, Institut für Meteorologie - FONTE: www.met.fu-berlin.de
 
 
 
 
 
di Matteo Dei Cas
 
Concentramo quindi la nostra attenzione sulle fasi dell'irruzione fredda, analizzando un po' più da vicino le caratteristiche delle masse d'aria fredda che hanno interessato il nostro paese. A questo scopo, lo strumento più emmediato è un quadro previsionale all'istante di inizializzazione in bassa troposfera, al livello di 850 hPa (nel nostro caso attorno ai 1450 metri di quota). Abbiamo scelto tre quadri sinottici, proprio perchè abbiamo individuato tre fasi fredde ravvicinate e ben distinte, per lo meno all'occhio degli appassionati e degli addetti ai lavori.
E' molto difficile etichettare la massa d'aria fredda responsabile di questa storica ondata di gelo ed i mass-media fanno spesso molta confusione: Blizzard, Buran, Siberia...chi avrà ragione?
Cercando di fare un po' di ordine, mantenendo un accettabile livello di rigore scientifico, potremmo dire che si è trattato di una situazione piuttosto complessa ed ibrida: principale protagonista l'afflusso freddo continentale, sostenuto però anche da un paio di contributi artico-siberiani; i venti gelidi avrebbero poi sferzato i versanti adriatici con tempeste di neve simili ai Blizzard americani...c'è quindi verità nelle nostre cronache, ma qui occorre fare un po' di ordine e qualche riflessione.
 
Il quadro sottostante rappresenta quanto accaduto durante i giorni della Merla (29-31 gennaio), con l'imponente lago di aria gelida che invade la Russia e l'Europa Centro-Orientale. Una massa d'aria che si è continentalizzata sedimentando giorno dopo giorno nei bassi strati, sotto il dominio del potente "Orso Russo": la seconda metà dei gennaio e gl inizi di febbraio coincidono peraltro con il culmine del raffreddamento sui nostri continenti. La cellula di alta pressione russa presenta caratteri ibridi, in gran parte è di natura termica (contributo al suolo offerto dal peso dell'aria fredda e più densa) ed in misura minore presenta una componente dinamica, per l'esattezza la propaggine in quota del braccio anticiclonico che dalle Azzorre si è spinto fin sulla Scandinavia: un'azione, questa, necessaria per il Blocking e la retrogressione delle masse fredde fin sul nostro Paese.
Nel corso di questa prima fase, il lago gelido si è espanso dalle steppe della Russia (Bassopiano Sarmatico, Urali) ed ha raggiunto i Paesi Balcanico-Danubiani: una vera e propria "colata gelida e viscosa" costituita per definizione da aria fredda polare continentale (cP), ovvero originatasi dalle latitudini sub-artiche del continente euro-asiatico.
L'afflusso di queste masse d'aria è conosciuto più popolarmente con il termine Buran (in lingua russa Буран, che significa "tempesta di neve") ed il suo ultimo ingresso sull'Italia risale all'ormai lontano Dicembre 1996. Quello fu però per l'esattezza un Buran puro, breve, marginale, ma senza i contributi di ulteriori masse d'aria fredda di altre origini: per tre-quattro giorni spirò una massa d'aria del tipo cP, che poi si risolse con un rapido ritorno delle correnti atlantiche in un contesto perturbato e nevoso.
Questa volta invece il Buran ha solo sfiorato le nostre Regioni (in primis i versanti adriatici ed in misura minore la Pianura Padana), raffreddando i bassi strati ed apportando aria relativamente più secca. La sua azione in senso stretto rimane probabilmente confinata ai giorni 30-31 gennaio, dopodichè la situazione è andata via via complicandosi per l'intervento di masse d'aria ancora più fredde.
 
 
 
 
30 Gennaio 2012, 12Z: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
 
Il Buran origina nelle steppe russe e raccoglie tutto il freddo pellicolare che ristagna per giorni e giorni sulle pianure innevate. L'aria fredda si concentra in particolare nei bassi strati, costituendo poderose inversioni termiche tanto tenaci, da non venire scalzate nemmeno nelle ore più calde della giornata.
Osservando la mappa sottostante, relativa alle ore 13 UTC del 30 gennaio 2012, non possiamo che prendere atto dell'iponente estesione del lago gelido ed i valori estramente bassi, corrispondenti tra l'altro agli estremi massimi della giornata. Le giornate di ghiaccio, caratterizzate da valori costantemente negativi, conquistano tutta la Germania, sfiorano la Francia e l'Italia. Tutta l'Europa orientale rimane a due cifre negative, a partire dalla regione caucasica, dalla Bielorussia verso Est.
E' soprattutto interessante confrontare i valori registrati al suolo con quelli relativi ai 1500-1600 metri di quota (immagine precedente): in alcune zone della Russia, ad esempio, le temperature al suolo risultano qualche grado più basso rispetto a quelle in quota. Questo comportamento indica le proprietà pellicolari dell'aria fredda, caratteristica per l'appunto di una piena origine continentale: ecco quindi perchè l'avvezione di masse d'aria fredda del tipo cP comporta sull'Italia un raffreddamento più sensibile in Pianura Padana (ed in parte sulle Prealpi) che non sulle cime e nelle vallate delle Alpi.
 
 
 
 
 
30 Gennaio 2012, ore 13Z: Sinottica delle temperature in Europa - FONTE: www.wetterzentrale.de
 
 
 
Terminiamo la descrizione del Buran commentando un radiosondaggio, scelto per l'appunto tra i luoghi di origine delle masse d'aria polare fredde continentali. Nel nostro caso ci troviamo all'interno del campo di alta pressione russa, per l'esattezza a Bologoe, una cittadina forse non tanto nota e collocata a metà strada tra Mosca e San Pietroburgo.
Il radiosondaggio, del primo pomeriggio del 29 gennaio, evidenzia una fortissima inversione termica al suolo, limitata ai primi 400 metri si spessore. L'aria nei bassi strati è piuttosto umida, per la presenza di neve al suolo e forse qualche formazione nebbiosa, o comunque sicuramente per la forte escursione termica diurna dovuta al forte irraggiamento di queste pianure.
La temperatura pressocchè massima di -14°C misurata al suolo, è sormontata da aria relativamente meno fredda e più secca, tant'è che alla quota di 735 mt si sale a -6.3°C con un Dew Point di ben -22.3°C!
Non ci sono quindi dubbi nè sulle origini, nè tantomeno sulle caratteristiche polari e continentali di questa massa d'aria fredda: spessore sottile, povertà di vapore acqueo e sostanziale stabilità.
 
 
 
29 Gennaio 2012 ore 12:00 UTC - Bologoe [RUS] - Radiosondaggio - FONTE: www.weather.uwyo.edu - Elaborazione di Matteo Dei Cas su Wikipedia
 
 
 
L'ingresso di nuclei di origine artica continentale (cA) è contraddistinto da masse d'aria  di maggiore spessore, e pertanto da un raffreddamento molto più importante a tutte le quote: non lontano dal suo luogo di origine non è infrequente il riscontro di noccioli molto freddi, con isoterme dell'ordine di -25°C ai livelli di 850 hPa ed oltre i -40°C a 500 hPa. In altre parole  non si tratta di un semplice freddo pellicolare, ma un serbatoio ben strutturato lungo tutta la troposfera.
Le masse d'aria del tipo cA tendono però a riscaldarsi relativamente nei bassi strati durante il loro lungo tragitto, dalle pianure artiche verso le nostre miti latitudini. Questo giustifica un gradiente termico più marcato rispetto alle masse polari continentali, e di conseguenza una maggiore instabilità convettiva.
 
Nel corso di questa memorabile ondata di gelo la situazione è andata complicandosi per l'ingresso di due impulsi di aria del tipo cA proveniente dalla Siberia.  
Un primo impuslo gelido si affaccia sull'Europa centro-orientale nella giornata del 2 febbraio (vedasi mappa sottostante), per poi raggiungere l'Italia nei giorni successivi: il massimo raffreddamento a tutte le quote del 5 febbraio, primo culmine del periodo di gelo, corrisponde all'ingresso del nucleo artico-continentale sul nostro Paese. Gran parte dell'aria fredda in quota rimane comunque confinata a Nord delle Alpi, grazie alla protezione offerta dalle medesime all'afflusso nordorientale.
 
 
 
2 febbraio 2012, 12Z: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
 

Un secondo impulso freddo del tipo cA invece raggiunge la Regione Alpina, ed in parte anche la Pianura Padana, tra venerdì 10 e sabato 11 febbraio. Ancora una volta l'orografia interferisce con il pieno ingresso del nucleo gelido, ostacolando l'ingresso del core con le isoterme più basse.  Il raffreddamento più importante si è verificato soprattutto in media troposfera e questo ha provocato un incremento dell'instabilità, con fenomeni nevosi a tratti convettivi anche nelle nostre zone di pianura. Il calo termico ha raggiunto il secondo culmine, sebbene il nucleo principale presente sulla Russia (colore viola) non abbia in effetti nemmeno mai sfiorato l'Italia.

 
 
 
 
10 febbraio 2012, 12Z: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
 
 
 
di Matteo Dei Cas 
 
 
Nel corso dell'ondata di gelo del Febbraio 2012 la distribuzione delle precipitazioni - generalmente nevose fino al livello del mare - ha seguito un andamento molto più irregolare rispetto all'aspetto termico.
La Lombardia, in particolare, è stata interessata marginalmente dalla neve, ed ancora meno le regioni italiane di nord-est.  La "Dama Bianca" ha visitato comunque gran parte della nostra regione, ad eccezione dei territori del mantovano/bresciano situati a sud del Lago di Garda: come potete ossservare nell'immagine sottostante, l'area sgombra di neve si estende dalle citate zone lombarde a tutto il Triveneto. Questa grande lacuna è spiegabile in una quasi totale assenza di precipitazioni, forse dovuta ai centri d'azione depressionari troppo lontani ed ancor più da attribuire alle correnti nord-orientali, che nelle suddette zone hanno dovuto fare i conti con l'orografia.
Se da una parte le correnti da nord-est hanno determinato una condizione di ombra orografica a partire dalle prealpi bresciane verso est (comprese i rilievi, le vallate, ma anche le zone di pianura), una situazione opposta si è invece verificata in Emilia-Romagna, dove sono caduti 40-60 cm di neve: qui le correnti hanno impattato perpendicolarmente la dorsale appenninica, insistendo per diverso tempo.
Ancor  più imponente la situzione dell'Italia centrale, dove la neve ha regnato come assoluta protagonista di un'ondata di maltempo assolutamente eccezionale, nonchè dai tempi di ritorno forse addirittura secolari.
La fotografia sottostante parla chiaro, con oltre la metà del nostro Stivale innevato!
Pensate: oltre 2 metri di neve nell'entroterra delle Marche, oltre 1 metro in Abruzzo... e comunque oltre mezzo metro di neve distribuita regolarmente tra le colline dell'Umbria e del Lazio! Perfino Roma, può vantare di due nevicate raccivinate con un'altezza massima del manto nevoso superiore ai 20 centrimetri!
Se abbiamo compreso bene la dinamica sinottica di tutta la prima decade di febbraio, non rimarremo stupiti nel vedere l'Italia Centrale sepolta dalla neve: i minimi di pressione hanno attraversato il medio Tirreno, sorvolando più volte le stesse regioni. Gli stessi centri d'azione depressionari hanno richimato per diversi giorni, masse d'aria fredda continentale, che si è abbattuta sulle coste adriatiche sottoforma di venti burrascosi di grecale e di bora.
La direttrice orientale delle correnti ha favorito una massiccia e persistente azione di sbarramento (Stau) a ridosso dell'Appennino, per cui la neve è caduta nelle stesse zone accumulando giorno dopo giorno quantitativi veramente ingenti.
Le nevicate tra l'altro si sono presentate con intensità moderata/forte, a volte anche sottoforma di tormenta: la stessa presenza del vicino mare Adriatico, grazie alla suo serbatoio di umidità, avrebbe contribuito ad esaltare i fenomeni anche lungo le zone costiere (fenomeno per certi aspetti analogo a quelle conosciuto negli USA come Snow Lake Effect). 
 
 
 
 
Innevamento sul centro-nord Italia (foto del 14 febbraio 2012) ed altezza massima del manto nevoso (1-12 febbraio 2012).
FONTE: www.rapidfire.sci.gsfc.nasa.gov e dati ARPA regionali + Aeronautica Militare - Elaborazione di Bruno Grillini
 
 
 
La Lombardia, quindi, non emerge in questo evento per nevosità; ciò nonostante non possiamo tralasciare questo aspetto per ragioni di completezza, nell'ambito di un evento storico di importanza nazionale.
Sulla nostra regione sono comunque caduti complessivamente in media circa 10-15 cm, spalmati in modo discontinuo nell'arco dei dieci giorni, sottoforma di precipitazioni per lo più deboli.
Nel corso di quasi tutti gli episodi di neve il radar meteorologico si è presentato molto spesso "muto" su tutta la Lombardia, essendo la precipitazione molto disorganizzata e scarsamente riflettiva.
Nonostante le temperature ovunque negative, i minuscoli fiocchi di neve (o più impropriamente di nevischio) si sono compattati al suolo rapidamente, per cui nei nostri punti di osservazione regionali il rapporto cm di neve/mm equivalenti fusi si è spesso approssimato ad 1:1.
La neve è caduta generalmente da nubi irregolari medio/basse (Stratocumulus o eventualmente Altostratus) e quasi mai da corpi nuvolosi bene organizzati del tipo Nimbostratus, tali da dare origine ad una precipitazione più importante ed omogena.
 
Nell'immagine sottostante ritroviamo una decisa crescita degli accumuli nevosi, percorrendo la regione da est ad ovest. Spicca in assoluto l'ammontare nevoso complessivo di oltre 40-50 cm accumulato sull'estremo nord-ovest, nelle nevosissime valli del varesotto: non dobbiamo però farci trarre in inganno più di tanto dai numeri, dato che questi tengono conto della nevicata del 28 gennaio. L'evento nevoso - il primo ed il più significativo a bassa quota di tutta la stagione - ha colpito particolarmente i settori occidentali, con caratteristiche tra l'altro spiccatamente altimetriche.
Interessante osservare la valle dell'Adige del tutto sgombra di neve, ed ancora una volta tutta l'area a sud del bacino del Garda: qui, in particolare, gli accumuli di neve di circa una decina di centimetri sembrano in disaccordo con l'immagine; questi, infatti, sono da attribuire alle nevicate successive al giorno 4 febbraio, il giorno in cui è stata scattata la foto satellitare scelta come riferimento.
 
 
 
 
Innevamento sulla Lombardia (foto del 3 febbraio 2012) ed accumulo complessivo di neve  (16 gennaio - 15 febbraio 2012).
FONTE:
www.rapidfire.sci.gsfc.nasa.gov e dati ARPA regionali + dati rete CML - Elaborazione di Bruno Grillini
 
 
 
Di seguito vogliamo ripercorrere, con l'ausilio delle moviole satellitari e delle riscostruzioni modellistiche previsionali (LAM), i due episodi perturbati più vicini alla Lombardia, o meglio le due occasioni nevose "mancate", così come si sono presentate nel corso della prima decade di febbraio. Occorre ancora una volta ribadire come le condizioni termo-igrometriche si siano mantenute idonee alla caduta di neve asciutta fino al livello del mare per tutta la prima metà di febbraio, mentre l'elemento discriminante è rimasto costantemente  correlato all'assoluta scarsezza delle precipitazioni, dell'ordine di pochissimi millimetri. 
 
Le prime due animazioni ricostruiscono l'episodio perturbato compreso tra i giorni 31 gennaio / 2 febbraio 2012, per l'esattezza quello repsonsabile dei maggiori apporti di neve in Lombardia: evento comunque debole, che mediamente non ha apportato più di 10/15 cm di accumulo nell'arco di 72 ore.
Il fronte caldo abborda i settori nord-occidentali nella notte del 31 gennaio ed invade gradualmente la nostra regione, mentre il fulcro depressionario si organizza ad ovest delle Alpi: inizia a nevicare sulla Lomabrdia occidentale.
Nel tardo pomeriggio poi, il fronte freddo entra nel Mediterraneo attraverso il Golfo del Leone. La Lombardia è quindi interessata dal settore caldo della depressione, non lontano dal "punto triplo", dove il fronte caldo e quello freddo si incontrano per dare origine al processo di occlusione: qui ritroviamo un'intensificazione delle nubi e dei nuclei nevosi, trasportati - grazie alle correnti portanti sudoccidentali - dalla Pianura Padana in direzione delle Prealpi.
In tarda serata il minimo depressionario raggiunge la Costa Azzurra ed il processo di occlusione si fa più evidente: il fronte freddo raggiunge la Sardegna ed il corpo nuvoloso inizia ad assumere una forma a spirale, mentre il centro di azione si sposta verso l'Alto Tirreno. Nella nottata del 1 febbraio le nevicate in Lombardia divengono più deboli ed intermittenti, mentre il tempo tende a peggiorare sull'Italia centrale. Aria gradualmente più fredda continua ad entrare dalla porta della Bora, ed i primi sbuffi continentali dopo avere aggirato da ovest le Alpi riescono a penetrare dall'ingresso del Rodano, sottoforma di venti di maestrale.
La neve non cade mai copiosa in Lombrdia e gli accumuli nevosi si presentano quasi ovunque inferiori ai 5 cm, sia pure di buona qualità grazie alle temperature costantemente negative.
 
 
 
 

31 gennaio / 1 febbraio 2012 - Animazione Meteosat nello spettro infrarosso, scansione ogni due ore - FONTE: www.sat24.com
Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine - N.B. L'apertura del file potrebbe richiedere qualche istante

 
 
 
La giornata del 1° febbraio rappresenta la fase di massimo vigore del vortice depressionario, con l'ampia spirale di nubi che si avvita attorno al minimo di pressione in approfondimento sul medio Tirreno. Il corpo nuvoloso appare molto esteso e compie un ampio giro  antiorario, tale da abbracciare tutta l'Italia. Nel pomeriggio la ritornante del fronte occluso inizia a risalire da sud-est, e con essa prende vita una serie di canali precipitativi (esclusivamente nevosi) che interessano buona parte della nostra regione. In serata la neve si intensifica temporanemante, e dopo avere imbiancato le coste liguri riesce a risalire di nuovo fino alle Prealpi, dove tra l'altro assume importanza anche una temporanea azione di sbarramento orografico (Stau). Ancora una volta le precipitazioni si presentano piuttosto scarse su tutta la Lombardia, con accumulo solido in genere non superiore ai 5-10 cm.
Il giorno successivo, nonostante l'allontanamento della depressione verso i Balcani, aria umida continua ad affluire da sud-est per dare origine a qualche residua nevicata a ridosso delle Prealpi, di natura esclusivamente orografica.
Nella serata del 2 febbraio si conclude ufficialmente questo primo episodio nevoso in Lombardia, fatta eccezione a qualche isolato rovescio nevoso sulla pedemontana e sui settori orientali nei due giorni successivi (3 e 4 febbraio).
 
 
 
1 - 2 febbraio 2012 - Animazione Meteosat nello spettro infrarosso, scansione ogni due ore - FONTE: www.sat24.com
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L'animazione sottostante, relativa a quadri di previsione nel brevissimo termine, ricostruisce il percorso della goccia fredda che ha dato origine al vasto sistema depressionario.
Il vortice freddo (con isoterme fino ad oltre -36°C a 500 hPa) scende nel Mediterraneo centrale attraverso la "porta del Rodano", quindi sorvola velocemente il tratto di mare compreso tra la Costa Azzurra, la Corsica ed il Medio Tirreno. Il rapido percorso dell'impuso freddo e la stretta curvatura delle isoipse denota una marcata avvezione di vorticità positiva a tutte le quote, suscettibile di un'intensa ciclogenesi nei bassi strati. Le correnti portanti tendono quindi a disporsi dal quadrante nordoccidentale, dando luogo ad un rapido spostamento della depressione (miglioramento del tempo) e ad un marcato raffreddamento a tutte le quote che favorirà le condizioni termiche idonee all'arrivo della neve (giorno 3 febbraio) fin sulle coste dell'Italia centrale, settori tirrenici compresi.
 
 
 
 
 
30 gennaio / 3 febbraio 2012 - Previsione a breve termine di: Altezza di geopotenziale e temperautra a 500
FONTE: www.lamma.rete.toscana.it - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
 
Il secondo impulso freddo perturbato, foriero di qualche episodica nevicata in Lombardia, si ripresenta nella nottata del 10 febbraio: gli effetti ancora una volta sono molto pesanti sul centro-Italia, dove la neve torna a cadere copiosa.
Con l'avvicinamento del nucleo gelido in discesa dalla Polonia verso il  nostro paese, le correnti tendono ad assumere una direttrice nord-orientale: le nubi associate al vortice in quota sembrano dovere fare i conti con la barriera alpina, e questo non favorisce certamente i settori settentrionali della nostra Regione. A ridosso delle Prealpi Lombarde si sentono gli effetti del vento di caduta, molto freddo, che inibisce in buona parte la nuvolosità; sui settori orientali le correnti assumono invece una componente da Est, che sospinge aria umida dall'Adriatico verso la Pianura Padana centro-orientale.
Nella notte si assiste così a qualche breve bufera di neve (nel gergo dei meteoappassionati si parla di miniblizzard) sulla medio-bassa pianura: dal Pavese-Lodigiano al milanese, compreso il Capoluogo.
L'irruzione fredda raggiunge il mar Ligure, sottoforma di venti di tramontana, dando origine ad un minimo di pressione sul Mare di Corsica. L'approfondimento della depressione, e soprattutto il suo rapido spostamento verso il medio Tirreno, richiama ulteriori masse d'aria fredda e questo si manifesta con una netta disposizione delle correnti da nord-est che "sfavorisce" buona parte della nostra regione. Il tempo migliora - almeno temporaneamente - sui settori di nord-ovest, mentre ancora una volta a ridosso dell'asse appenninico compreso dall'Emilia-Romagna al medio-basso adriatico si assiste ad una nuova massiccia azione di sbarramento orografico, con nevicate intense e persistenti.
Nel pomeriggio del 10 febbraio la depressione, appena al largo della Capitale, è ormai nel pieno del suo sviluppo ed inizia il processo di colmamento; la nuvolosità associata al fronte occluso inizia a risalire verso il nord-Italia convogliando aria più umida da SudEst.
La ritornante perturbata favorisce qualche debole nevicata sulle pianure orientali della Lombardia, mentre lungo la fascia pedemontana si assiste ad un'azione orografica con sviluppo di nubi convettive anche nella giornata successiva di sabato 11 febbraio. La neve cade a questo punto cade sottoforma di brevi e moderati rovesci, distribuiti a macchia di leopardo, con accumuli generalmente scarsi. Lo scenario nel frattempo si mantiene radicalmente diverso sull'Italia centrale, dove la neve continua a cadere copiosa fino a domenica 12 febbraio, e cioè fin tanto che il fronte occluso non esaurisce sul posto tutta la propria energia.
 
 
 
 9 - 10 febbraio 2012 - Animazione Meteosat nello spettro infrarosso, scansione ogni due ore - FONTE: www.sat24.com
Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine - N.B. L'apertura del file potrebbe richiedere qualche istante
 
 
 
E' interessante ricostruire la dinamica del vortice freddo in quota, responsabile del nuvo episodio perturbato del 9-11 febbraio. Questa volta, a differenza di quanto è accaduto ad inizio mese, l'impulso artico-continentale giunge direttamente dall'Europa Orientale ed entra nel Mediterraneo da nord-est, attraverso la "porta della Bora".
Questa traiettoria risulta ancora più sfavorevole in termini di precipitazioni per la nostra regione ed in generale per l'angolo italiano nordoccidentale. La presenza di aria molto fredda in quota (fino ad oltre -40°C a 500 hPa) provoca una generale instabilità su tutto il nostro paese, ma la traiettoria delle correnti in quota rimane spesso orientata dai quadranti settentrionali e come tale non è foriera di maltempo organizzato su buona parte della Lombardia.
Tra l'altro nel corso del movimento "frenetico" della trottola fredda, questa non assume mai una posizione tale da favorire una risalita ciclonica di aria umida dai quadranti meridionali, foriera di importanti nevicate in Lombardia. Il core stesso della goccia fredda si mantiene sempre abbastanza lontano dalla nostra regione, fin tanto che viene colmato: quasi inspiegabilmente sembra che il centro d'azione perturbato abbia voluto evitarci! Le ragioni di questo bizzarro comportamento non sono del tutto note nemmeno in sede di analisi retrospettiva: probabilmente il vortice freddo ha seguito l'andamento sinuoso imposto dalle correnti in alta troposfera, riconducibili ad un'ansa ciclonica distaccatasi dal letto della corrente a getto; la medesima avrebbe mantenuto in vita per diverso tempo il vortice perturbato, alimentandolo con il richiamo di masse d'aria dagli strati sottostanti. 
 
 
 
 
9 - 12 febbraio 2012 -  Previsione a breve termine di: Altezza di geopotenziale e temperautra a 500
FONTE:
www.lamma.rete.toscana.it - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
  
 
 
 
 
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