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9-11 Marzo 2010: una memorabile nevicata tardo-invernale - 2ª parte   Inserito il› 29/03/2010 18.00.16
 
 
 
 

TEMPISTICA DELL'EVENTO PERTURBATO

Il riesame delle scansioni satellitari ci permette innanzitutto di ripercorrere le principali tappe e quindi la tempistica dell'evento perturbato. Nel tardo pomeriggio di Lunedì 8 Marzo la depressione ha già iniziato il processo di occlusione: i corpi nuvolosi si invorticano attorno al minimo barico collocato tra le Isole Baleari e la Corsica; la perturbazione continua ad essere alimentata dall'afflusso freddo retrogrado che dall'Austria raggiunge la Francia, per gettarsi nel Mediterraneo attraverso la porta Ebro-Pirenaica. Il cielo è ancora sereno sulla Pianura Padana, ma le nubi associate al fronte caldo della depressione risalgono rapidamente dal Mar Ligure, invadendo progressivamente il cielo nel corso della nottata; nessuna precipitazione viene segnalata per il momento in territorio italiano, ma il "cambio di circolazione" in quota è imminente, mentre al suolo continuerà ad affluire aria fredda dal quadrante orientale.
 
 
 
 8 Marzo 2010 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com
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Nel primo pomeriggio di Martedì 9 Marzo il cielo è ormai coperto su tutta l'Italia: l'estensione della perturbazione lungo i meridiani dello Stivale - Isole comprese - è davvero imponente! Il sistema perturbato ruota attorno ad un fulcro collocato sul Medio Tirreno, alimentato ad Ovest dall'aria fredda che entra attraverso il Golfo del Leone, ad Est attraverso il Golfo di Trieste. Il fronte caldo ha raggiunto i Balcani, mentre il fronte freddo ha ormai superato la Dorsale Corso-Sarda e davanti ad esso - sulle acque del Basso Tirreno - si rigenera un'intensa linea temporalesca, destinata ad interessare a breve termine la Sicilia e l'estremo sud della Penisola. Tutto il Nord-Italia è invaso progressivamente da una nuvolosità estesa: nubi medie stratificate in graduale ispessimento sul Piemonte, nubi basse più spesse e primi nuclei nevosi conquistano gradualmente la Pianura Padana a partire da SudEst. Le regioni settentrionali sono evidentemente coinvolte dall'ampia ed energica azione ritornante del fronte occluso, che come vedremo insisterà sulle medesime zone per molte ore.
 
 
 
 9 Marzo 2010 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com
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A distanza di quasi ventiquattro ore la ritornante del fronte occluso continua infatti ad insistere sull'Italia Settentrionale, concentrando questa volta le nubi ed i fenomeni residui su NordOvest, soprattutto a ridosso dei rilievi montuosi. Per tuta la giornata di Mercoledì 10 Marzo la posizione del minimo depressionario rimane pressocchè invariata, tuttavia l'ingresso delle correnti fredde di maestrale spazza le nubi dai cieli del Tirreno centro-meridionale; tempo instabile tendente a migliorare rapidamente sulle Isole e al centro-sud, mentre al Nord la situazione rimane pressocchè invariata con tempo perturbato ed una certa tendenza ad attenuazione dei fenomeni a partire dalla Bassa Pianura. 
 
 
 
 10 Marzo 2010 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com
Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine
 
 
 
La seguente scansione Radar raffigura la distribuzione e la dinamica dei nuclei di precipitazioni, poco dopo l'alba di Mercoledì 10 Marzo, in uno dei momenti di maggiore intensità della nevicata. I segnali registrati dal Radar si spostano da SudEst ruotando, in modo coerente alla situazione vista dal satellite, attorno al minimo di pressione. Un'area estesa di precipitazioni moderate (colore verde) insiste ormai da diverse ore sulla Bassa Pianura Padana: su tutta l'Emilia Romagna, sul Basso Piemonte ed sulla Bassa Lombardia (dal Mantovano al Bresciano, dal Cremonese al Lodigiano, dalla Bassa Milanese al Pavese) nevica dal pomeriggio precedente in modo praticamente ininterrotto. Sulla media Pianura a Nord e ad Ovest di Milano, in Brianza e nel Basso Varesotto, le precipitazioni assumono invece un carattere intermittente; infine più a Nord, non lontano alla Pedemontana del Comasco e del Varesotto i nuclei nevosi tornano ad assumere una maggiore continuità. Questo comportamento rispecchia in modo del tutto evidente l'intensificarsi delle precipitazioni per azione di sbarramento orografico: sui settori meno vicini ai rilievi, laddove è venuta a mancare questa componente, l'accumulo nevoso è risultato di fatto meno consistente.
 
 
 
 
 10 Marzo 2010, ore locale 7.00-7.50 - Radar LANDI - FONTE:www.schweizerbauer.ch
 
 
 
 
 
 

ANALISI SINOTTICA A SCALA LOCALE

La posizione e soprattutto l'evoluzione dei minimi di pressione al suolo gioca un ruolo fondamentale nella distribuzione delle precipitazioni a scala locale, specialmente in un paese così complesso come l'Italia. Nel caso preso in esame il centro di bassa pressione ha in effetti compiuto un percorso "piuttosto basso" rispetto alla nostra Regione, ma lungo il suo tragitto non ha fatto altro che richiamare per molte ore un afflusso di aria fredda dal quadrante orientale. Il punto cruciale di questo evento perturbato è per l'appunto la progressione molto lenta della perturbazione: osservando infatti la sequenza sottostante possiamo infatti constatare che il minimo di pressione ha stazionato per circa quarantotte ore  tra la Corsica e l'Alto Tirreno. La traiettoria del minimo di pressione è collegata come vedremo più avanti dal movimento "strategico" del vortice freddo in quota: in altre parole il centro depressionario, dopo essere sopraggiunto con una certa rapidità dalle Baleari al Medio Tirreno, ha ruotato su se stesso con verso antiorario, fino a retrocedere di nuovo ad Ovet, percorrendo un mezzo giro in senso antiorario (ciclonico) attorno alla Dorsale Corso-Sarda. Gli scatti della sequenza "più favorevoli" a precipitazioni abbondanti sulla Pianura Padana sono stati infatti quelli delle prime dodici ore di Mercoledì 10, quando il centro depressionario si è portato sulla Corsica, avvicinandosi "il più possibile" verso il Mar Ligure.
Evoluzioni bariche di questo tipo sono piuttosto rare, dato che molto più di frequente sopraggiungono in quota  saccature più aperte: in tutti questi casi i minimi di pressione al suolo sfuggono rapidamente verso Est, determinando un milgioramento più rapido delle condizioni del tempo a partire dai settori nordoccidentali. Questa volta tuttavia la persistenza della figura depressionaria ha determinato condizioni stabili di maltempo.
 
 
 
 8-11 Marzo 2010: ricostruzione sinottica pressione al suolo con scatti di tre ore - FONTE: Meteo Aeronatuica Militare
 
 
La lenta evoluzione del minimo depressionario ha fatto sì che per molte ore le correnti nei bassi strati abbiano mantenuto la stessa direzione ed intensità: ecco quindi come spiegare perchè le precipitazioni hanno insistito a lungo sulle stesse zone, a discapito di altre dove i fenomeni si sono presentati a carattere sparso ed intermittente. L'immagine sottostante evidenzia a tutti gli effetti una forte avvezione di aria fredda "schiacciata" a ridosso dell'Appennino da correnti sostenute provenienti da NordEst. Condizioni di questo tipo, a causa della stabilità della configurazione barica, si sono mantenute quasi inalterate per molte ore, dando luogo ad una massiccia e persistente azione di sbarramento orografico (Stau) su tutta la pianura dell' Emilia , dell' Oltrepo Pavese e del Basso Piemonte. In queste zone, come abbiamo visto, i caratteri di intensità delle precipitazioni combinati di conseguenza alle basse temperature, hanno permesso i maggiori accumuli di neve.
L'azione di Stau è stata ovviamente più intensa a ridosso dell'Appennino, in quanto in queste zone le correnti impattano frontalmente i rilievi, sollevando la massa d'aria umida con maggiore energia. Un effetto di sbarramento  marginale si è comunque osservato anche a ridosso della Prealpi occidentali, dove i fenomeni hanno assunto maggiore intensità rispetto alla media pianura. Le aree delle Lombardia meno vicine ai rilievi sono quelle che hanno registrato i minori accumuli nevosi, data la totale assenza di Stau: in tal modo si possono spiegare i "buchi precipitativi" registrati in Brianza e sui settori occidentali del Milanese.
 
 
 
 10 Marzo 2010 ore 00Z: andamento verosimile campi vento e THETA a 500 hPa su base previsione MOLOCH - FONTE: www.meteoliguria.it
 
 
L'evoluzione barica in quota ha determinato in modo decisivo l'evoluzione del tempo: un nocciolo di aria molto fredda (fino a -35°C a 5300 metri) ha sorvolato le Alpi da Est ad Ovest, per poi raggiungere la Francia e discendere verso la Corsica ed il Medio Tirreno. L'ingresso di aria fredda in quota, unitamente ad intensi moti vorticosi, non fanno altro che instabilizzare la colonna d'aria ed innescare moti verticali che richiamano aria dai bassi strati, approfondendo di conseguenza la depressione al suolo. Il movimento dei minimi di pressione segue inoltre a grosso modo l'orientamento delle isoipse (curve di livello) a quote medie e quindi la ventilazione in quota. Nell'animazione sottostante - ricostruita in base alla verosimile proposta dei modelli di previsione - possiamo osservare  che il vortice freddo ha attraversato le Alpi piuttosto rapidamente, ma poi una volta raggiunto il mare, ha rallentato la sua corsa. La depressione in quota ha stazionato per alcune ore sopra il Mare di Corsica e questo avrebbe conferito stabilità al minimo di pressione al suolo, facilitando addirittura quel movimento di retrogressione che è stato tracciato nelle mappe sinottiche.
 
 
 
 9-11 Marzo 2010: ricostruzione verosimile andamento T e gpt a 500 hPa su base previsione BOLAM - FONTE: www.meteoliguria.it
 
 
La persistenza del vortice freddo tra il Golfo del Leone e la Corsica avrebbe inoltre fatto sì che i venti in quota spirassero da SudEst per molte ore, imprimendo alle correnti una componente ciclonica retrograda. Tecnicamente parliamo di avvezione di vorticità positiva per designare l'arrivo di moti orizzontali a curvatura ciclonica che alleggeriscono la colonna d'aria sottostante, innescando moti ascendenti e quindi una nuvolosità più consistente. La mappa sottostante si rifersice alle prime ore della notte del 10 Marzo, quando il fronte occluso ha guadagnato terreno conquistando tutto il NordOvest sotto l'incalzare di correnti sudorientali vorticose che hanno intensificato l'azione retrograda del corpo nuvoloso. Un Pattern di questo tipo si è mantenuto pressocchè inalterato per tutta la giornata, favorendo in tal modo un lungo rientro dell'occlusione verso i settori nordoccidentali. L'azione dinamica in quota ha giocato un ruolo chiave in questo episodio perturbato soprattutto tra l'Ovest Lombardia ed il Piemonte: nell'Oltrepo occidentale si è aggiunta inoltre la componente nei bassi strati indotta dall'orografia, con il risultato complessivo di una nevosità particolarmente accentuata.
 
 
 
 10 Marzo 2010 ore 00Z: andamento verosimile campi vento e Vorticità Assoluta a 500 hPa su base previsione BOLAM - FONTE: www.meteoliguria.it
 
 
 

EVOLUZIONE DELLE CONDIZIONI TERMO-IGROMETRICHE

Nonostante la stagione avanzata, il profilo termo-igrometrico della colonna d'aria non è stato certo un elemento di incertezza tale da mettere in crisi la previsione della neve, una volta inquadrata la distribuzione delle precipitazioni sulla nostra Regione. La portata delle due irruzioni fredde precedenti al peggioramento hanno infatti stabilito una "condizione di partenza" decisamente favorevole alla caduta della neve fino in pianura. Il radiosondaggio di Milano Linate relativo a poche ore dall'inizio del peggioramento, pur nel pomeriggio e con cielo ormai coperto, è quanto mai significativo: il profilo del Wet Bulb (linea verde) è negativo in tutta la colonna d'aria. Questo significa che lo zero termico potrà raggiungere il livello del suolo, con l'arrivo di precipitazioni tali da saturare l'aria di vapore acqueo: il processo di evaporazione comporta in fatti una sottrazione di calore latente all'ambiente, ed in questo caso specifico la temperatura può scendere da 3°C a -1°C perchè l'aria è ancora sufficientemente secca e può contenere una discreta quantità di vapore (e quindi raffreddarsi per benino) prima di saturarsi. L'afflusso orientale è dunque relativamente secco nei bassi strati, mentre oltre i 1800-2000 metri risulta molto umida e le correnti rinforzano disponendosi da Sud, a testimoniare l'arrivo in quota delle nubi.
Un elemento altrettanto importante è  ovviamente rappresentato dall'andamento della temperatura: il freddo è distribuito in modo omogeneo nei primi 2000 metri della colonna d'aria, dove non si osservano inversioni termiche. Il gradiente di temperatura è molto accentuato nei bassi strati (isoterma di -10°C a 1380 metri) e questo denota l'ingresso di aria fredda dalle caratteristiche artico-marittime.
 
 
 
9 Marzo 2010 ore 12Z - Milano Linate - Radiosondaggio Skew-t: Probabilità molto elevata di Neve - Elaborazione: software RAOB
 
 
 
Focalizziamo ora la nostra attenzione sull'evoluzione del profilo termico nel corso della nevicata, scegliendo questa volta i cieli di Bologna, essendo l'Emilia-Romagna la regione maggiormente coinvolta dall'evento perturbato. Trascuriamo a questo punto la viariabile igrometrica, dato che la colonna risulta ormai satura di vapore a causa delle precipitazioni intense e persistenti; confrontiamo invece l'andamento della temperatura nel corso delle ventiquattro ore del 10 Marzo, giornata cruciale in termini di accumuli nevosi. Ebbene le condizioni favorevoli alla neve si sono perfettamente conservate fino in pianura, nonostante nel corso della giornata si sia attenuato il vento freddo da NordEst. Le stesse isoterme dei livelli 925 ed 850 hPa evidenziano una variazione contenuta, a differenza della stragrande maggioranza delle nevicate che comportano un inesorabile e talvolta consistente aumento termico. Questa volta possiamo affermare con certezza di avere assistito ad una nevicata abbondante in assenza di un'avvezione calda al suolo e a tutte le quote, un fatto davvero insolito specialmente nella pianura dell'Emilia  e nelle aree limitrofe della Lombardia, essendo queste zone particolarmente esposte ai richiami miti provenienti da SudEst che innalzano le temperature trasformando rapidamente la neve in pioggia.
 
 
 
 10-11 Marzo 2010 ore 00Z - Bologna S. Pietro Capofiume - Tabulato dei Radiosondaggi - FONTE: www.weather.uwyo.edu
 
 
 
L'andamento dei campi vento e THETA aiuta i previsori a comprendere se su una Regione verrà trasportata aria ad elevato  contenuto di vapore specifico: il sopraggiungere di una massa d'aria a THETA più alto coincide spesso ad un'avvezione umida e mite, mentre il caso contrario coincide all'ingresso di aria più secca e fredda.
L'animazione sottostante è relativa alla previsione dei giorni 9-11 Marzo ed è molto realistica, dato che evidenzia la totale assenza di avvezioni calde sull'Italia Settentrionale: un fatto questo che è perfettamente in accordo con il Radiosondaggio di Bologna commentato sopra. Il minimo di pressione ha infatti percorso una traiettoria strategica in termini di latitudine, mantenendosi sufficientemente basso da impedire una piena risalita dello Scirocco, che non è riuscito  a spingersi sulla Pianura Padana, fermandosi invece sull'Italia Centrale. Il richiamo umido e mite si è ovviamente verificato, dato che ci troviamo di fronte ad una depressione mediterranea, ma la sua influenza sulle nostre regioni è stata molto marginale.
La depressione ha invece richiamato continuamente masse d'aria a THETA più basso, sottoforma di venti sostenuti da Est e NordEst che hanno mantenuto basse le temperature a tutte le quote, costituendo un'eventualità davvero molto rara, dato che nella maggioranza dei casi le precipitazioni più abbondanti sulla nostra Regione si verificano in un regime di correnti miti ed umide provenienti dai quadranti meridionali.
 
 
 
 9-11 Marzo 2010: ricostruzione verosimile andamento THETA e vento ad 850 hPa su base previsione BOLAM - FONTE: www.meteoliguria.it
 
 
 
 

CONCLUSIONI

Questa nevicata è risultata di portata memorabile per diversi aspetti: la comune persona di strada potrebbe dire che da tanti anni non vedeva nel mese di Marzo "due spanne" di neve al suolo. Un osservatore più attento del clima affermerebbe invece che la neve primaverile è piuttosto infrequente, ma è tanto più raro ritrovarla per oltre tre giorni di fila su estese zone della Pianura Padana, soprattutto "sulla Bassa" più vicina al mare Adriatico, dove spesso la pioggia tende a prendere il sopravvento. Un appassionato di meteorologia afferma invece che le nevicate più importanti, pur interessando spesso in maniera maggiore il Pavese ed il Basso Piemonte, sono nella stragrande maggioranza dei casi accompagnate da un inesorabile rialzo termico dovuto all'afflusso di aria umida e mite in quota.
In altre parole in Pianura Padana è abbastanza raro assistere ad una nevicata così abbondante, che non rientri nella categoria di quelle che definiamo "da scorrimento".
Un insieme di fattori concomitanti ha invece questa volta permesso alla nevicata - peraltro quantitativamente eccezionale in alcune zone - di proseguire in condizioni termiche stabilmente inalterate per diverse ore, anzi di essere sostenuta da un continuo raffreddamento della colonna d'aria. La persistenza di un minimo di pressione favorevole, a sua volta sostenuto dall'ingresso in quota di un vortice freddo lungo una traiettoria che definiremmo "strategica" ha consentito una risposta ampia di una ritornante occlusa e soprattutto un'importante azione di Stau che ha letteralmente raddoppiato gli accumuli di neve nelle zone più orograficamente esposte ai venti, che hanno soffiato costantemente dai quadranti orientali avvettando aria fredda che ha alimentato a lungo la depressione.
Ecco dunque un nuovo spettacolo naturale quale atto conclusivo di un "grande inverno in vecchio stile", ma anche un evento dalla dinamica davvero affascinante che verrà ricordato a lungo dai cultori delle "scienze del tempo".
 
 
 
 
 
 
 
Prec.
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