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L'ondata di gelo del Dicembre 2009   Inserito il› 20/01/2010 15.54.36

 

 
 
 
 
 
 
 

UN'ONDATA DI GELO "STORICA" CHE HA COINVOLTO TUTTA L'EUROPA

La seconda decade del Dicembre 2009 verrà senza dubbio ricordata negli annali climatologici quale un periodo relativamente breve di freddo intenso, diffuso globalmente su tutto il nostro continente. Il gelo per diversi giorni "ha attanagliato" nella sua morsa gran parte degli stati europei, raggiungendo in alcuni casi anche valori definibili statisticamente alquanto rari, in quanto il loro riproporsi richiederebbe tempi di ritorno molto lunghi, verosimilmente non inferiori ai 10-20 anni, cosiderando globalmente tutto il nostro Continente.
La mappa sottostante raffigura il segno lasciato da una poderosa colata di aria artica, che senza dubbio si è stratificata sui vasti territori del Vecchio Continente, formando un lago gelido. La rappresentazione dei valori delle temperature registrate in pieno giorno esprime in maniera eloquente l'intensità raggiunta da questa ondata di gelo: in tutta l'Europa, ad eccezione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, la colonnina di mercurio non si è avvicinata nemmeno lontanamente allo zero! Temperature a due cifre "da record" sono state registrate sull'Europa dell'Est (con valori pomeridiani inferiori ai -30°C in alcune zone della Russia), ma anche sull'Euopa Centrale (inferiori ai -10°C su tutta la Germania) ed addirittura valori negativi su buona parte dell'Inghilterra, che in genere gode di un clima mitigato dall'influsso dell'Atlantico.
Osservando la situazione di "casa nostra" ci accorgiamo ancora una volta, anche in questa fase climatica particolare, di vivere in un "Paese a tutti gli effetti Mediterraneo": il freddo in Italia è una condizione anomala, che comunque viene vissuta oltre che in montagna anche sulla Pianura Padana, l'unico settore climaticamente più vicino all'Europa continentale.
 
 
 
19 Dicembre 2009, ore 12Z: Sinottica delle temperature in Europa - FONTE: www.wetterzentrale.de
 
 
 
I fattori che hanno determinato questa intensa ondata di gelo sono come sempre da ricercare nelle latitudini più settentrionali, vicino al Polo Nord. In Inverno i climatologi studiano le grandi manovre che avvengono in alta quota sopra la calotta artica, proprio perchè le variazioni di assetto - anche a lunga scadenza - della struttura depressionaria che staziona in queste zone (Vortice Polare) può determinare la discesa di colate di aria gelida verso l'America, l'Asia o l'Europa.
La particolare situazione teleconnettiva del semestre freddo, caratterizzata da ENSO+, QBO- e minimo solare ha causato una destabilizzazione del Vortice Polare (VP) fin dal mese di ottobre. Tale anomalia, propagatasi anche in bassa stratosfera, ha determinato, nei primi giorni di dicembre, un completo Split del VP. Al termine della prima decade, una successiva pulsazione dinamica piuttosto energica sull'Est Atlantico, ha favorito l'avvicinamento del Lobo Siberiano che, muovendosi verso SudOvest, senza però avvicinarsi più di tanto all'Europa, ha inviato un impulso gelido verso le nostre latitudini. Un'azione quindi più attenuata quella di quest'anno, rispetto all'irripetibile Gennaio 1985, quando invece un potente riscaldamento stratosferico schiacciò energicamente dall'alto il VP, spingendo direttamente il Lobo Siberiano verso il nostro Continente.
 
 
 
11 Dicembre 2009: Analisi ECMWF Emisfero Nord: isobare al suolo e gpt. a 500 hPa - FONTE: www.meteociel.fr - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
 
 
 

L'EVOLUZIONE SINOTTICA IN EUROPA

 
Il freddo conquista l'Europa nel corso della stagione invernale, quando un'onda dinamica anticiclonica di natura subtropicale si eleva di latitudine "sbarrando" letteralmente le porte al flusso semizonale atlantico. Le correnti miti provenienti da Ovest non riescono più a penetrare in Europa, in quanto una figura di alta pressione disposta lungo i meridiani ne blocca il flusso, deviandolo verso le alte latitudini e permettendo quindi solo una dicesa settentrionale o addirittura retrograda (dai quadranti orientali) verso il nostro paese.
Tutto questo è avvenuto anche nel corso di questa importante ondata di gelo, all'inizio della seconda decade di Dicembre: lo scenario è anzi risultato complicato dalla discesa di due impulsi molto freddi, caratterizzati da una dinamica per certi aspetti simile, in quanto la natura scambia energia seguendo la strada più comoda, a volte ripetendo una o più volte lo stesso percorso, se questo costituisce la soluzione meno dispendiosa. Ecco quindi come spiegare il persistere di un determinato pattern sinottico, esteso ad un'intera decade e talvolta a periodi più prolungati.
In questo specifico caso una prima pulsazione artica sopraggiunta attorno al 12-13 Dicembre, ha aperto la strada alla seconda più intensa colata gelida del 18-19 Dicembre: la stessa provenienza e natura della massa d'aria ha comunque seguito - come vedremo in seguito - una modalità di ingresso del tutto differente sul nostro paese.
L'elemento in comune è comunque un'azione di blocco scaturita da una marcata ondulazione dinamica sull'Est dell'Atlantico.
Un poderoso affondo perturbato verso le isole Azzorre, ha inevitabilmente indotto un'elevazione dell'omonimo anticiclone verso le latitudini settentrionali. La bolla calda di natura subtropicale ha conquistato il Regno Unito, poi l'Islanda, fino a raggiungere la Groenlandia e le Svalbard. Mentre in media troposfera questa meridianizzazione ha naturalmente deviato un nulceo freddo a seguire la nuova direttrice nordorientale di provenienza delle correnti portanti, al suolo la cella anticiclonica oceanica si è fusa inizialmente con un alta pressione termica che si affacciava dalla Siberia. Il ponte di alta pressione, annesso ad una relativa circolazione depressionaria sulla Grecia, avrebbe favorito - nella giornata di Sabato 12 Dicembre - la retrogressione di un primo impulso freddo verso l'Europa Meridionale ed il Mediterraneo. Le correnti da Est hanno continuato ad affluire anche nei giorni successivi, richiamate da un regime di bassa pressione instauratosi sul Mediterraneo Centro-Occidentale, che ha coinvolto principlamente le regioni italiane del Centro-Sud e solo marginalmente la nostra Regione.
 
 
 
11-15 Dicembre 2009: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
La reanalisi nei bassi strati (isosuperficie di 850 hPa) evidenzia l'indubbia natura del primo impulso freddo, originatosi dal Nord della Siberia, dalla Novaia Zemlja: per definizione si è trattato di aria artica continentale (cA), la più fredda che possa raggiungere il nostro paese.
Una delle caratteristiche principali di queste masse d'aria è quella di presentare valori di temperatura bassi non solo al suolo, ma anche in quota: un freddo quindi destinato a propagarsi rapidamente al suolo con le precipitazioni e quindi a sedimentare tenacemente nei bassi strati formando in breve tempo una marcata inversione termica.
 
 
 
13 Dicembre 2009: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
La seguente ricostruzione satellitare animata evidenzia l'anticiclone di blocco in quell'area sgombra di nubi collocata a Nord delle Isole Britanniche, dove i corpi nuvolosi provenienti dall'Atlantico risalgono da Sud per ruotarvi attorno con verso orario.
E' evidente il centro motore del maltempo in Europa shiftato vicino alla Grecia, dal quale aspira aria fredda proveniente dall'Europa dell'Est. Nonostante la natura originaria asciutta di queste masse d'aria continentali, il loro ingresso è tracciato dal movimento dei corpi nuvolosi sui Paesi Balcanico-Danubiani, sviluppatisi per azione frontale di tipo freddo.
La retrogressione orientale in Italia è avvenuta seguendo i classici canoni di un ingresso attraverso la porta della Bora, con rinforzo del vento da Est sulla Pianura Padana associato ad un repentino calo termico e ad una nuvolosità irregolare bassa di tipo stratifrome. La nuvolosità più consistente si è invece ammassata (Stau da Est) a ridosso delle Alpi Occidentali, in corrispondenza della testata che chiude la Val Padana, dove le correnti impattano frontalmente i rilievi. In queste zone (Torinese e Cuneese) sono iniziate le prime nevicate di stagione a quote pressocchè pianeggianti.
 
 
 
12 Dicembre 2009 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com
Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine
 
 
 
La prima fase di questa ondata di gelo (12-15 Dicembre 2009) è stata caratterizzata dalla latitanza di figure depressionarie in grado di coinvolgere direttamente il Nord Italia, dove invece il tempo si è mantenuto stabile e progressivamente più freddo. I minimi di pressione si sono sviluppati sul Mediterraneo centro-occidentale per progredire da Ovest verso Est percorrendo latitudini piuttosto basse, tale da mantenere i corpi nuvolosi più organizzati un po' troppo lontani dalla nostra Regione, per potere apportare le prime serie nevicate in Pianura Padana. Il tempo perturbato ha invece coinvolto, in qualche caso anche pesantemente, le Isole Maggiori e l'Italia Peninsulare, essendo queste zone rimaste per diversi giorni "il bersaglio" di depressioni mobili piuttosto profonde. Una reanalisi del comportamento della circolazione in alta troposfera potrebbe spiegare il motivo per cui la ciclogenesi nel Mediterraneo si è mantenuta per diversi giorni a latitudini meridionali, in quanto la corrente a getto è implicata nello sviluppo dinamico delle depressioni. Laddove è presente un'accelerazione della corrente a getto, e precisamente avanti/sinistra o dietro/destra del core della pulsazione, l'aria fuoriesce lateralmente ed alleggerisce tutta la colonna d'aria, richiamando aria nei bassi strati, che a questo punto risale invorticandosi verso l'alto per colmare il "vuoto di massa".
La presenza della corrente a getto è correlata ad una maggiore probabilità di ciclogenesi mediterranea, mentre al contrario la sua assenza giustifica una minore attività ciclonica.
Come è reso evidente nella mappa alla isosuperficie di 300 hPa relativa al giorno 15 Dicembre 2009, il grande "blocco ad Omega" sull'Islanda ha spezzato in due tronconi la corrente a getto subpolare che spesso in Inverno sorvola l'Europa Centrale, o meglio ha deviato il flusso semizonale verso latitudini molto elevate. Il braccio subtropicale della corrente a getto si  è a sua volta innalzato verso Nord, sorvolando le latitudini meridionali del Mediterraneo non distanti dalle coste del Nord-Africa. Questa scissione della corrente a getto è un comportamento normale nelle condizioni di blocco atlantico, per cui il flusso semiondulato occidentale ha sorvolato le Baleari, la Tunisia, le Isole Maggiori ed il Tratto Peninsulare dell'Italia, quindi il mare Ionio e l'Egeo. Al contrario sull'Europa Centrale, comprese le Alpi e la Pianura Padana, il flusso portante ha proceduto seguendo l'anomalo comprtamento della retrogressione orientale, la cui ciclogenesi è affidata al passaggio di gocce fredda in quota o piccoli elementi vorticosi in grado di instabilizzare per raffreddamento dall'alto la colonna d'aria, richiamando allo stesso tempo per vorticità masse d'aria dagli strati sottostanti.
 
 
 
15 Dicembre 2009: Analisi GFS linee di flusso a 300 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
Il giorno 16 Dicembre la retrogressione orientale annessa al primo impulso freddo si è conclusa con il "taglio alla radice" della struttura anticiclonica di blocco: questo avrebbe potuto segnare il termine della fase gelida continentale, se non fosse intervenuto un nuovo affondo perturbato in pieno Atlantico a rigenerare una seconda, ed ancor più possente, spinta altopressoria di blocco. Una nuova onda anticiclonica dinamica si è spinta verso Nord, formando un ponte con la cella di natura termica presente da molti giorni sulla Groenlandia. L'elevazione anticiclonica ha di nuovo tagliato come una lama nel burro il VP, dando luogo inevitabilmente ad una nuova dislocazione del Lobo Siberiano verso SudOvest, che si è quindi affacciato sul mare di Barents. Il distacco di un nucleo di aria artica dal core del Lobo Siberiano ha quindi raggiunto l'Europa Centrale ed il Mediterraneo nel pomeriggio di Venerdì 18 Dicembre, apportando un peggioramento del tempo sull'Italia con precipitazioni prevalentemente nevose ed un ulteriore marcato calo della temperatura, che ha finalmente raggiunto il culmine di questa ondata di gelo. Domenica 20 Dicembre si è concluso il secondo atto di questa scena gelida con un nuovo "taglio alla radice" dell'onda anticiclonica di blocco e l'isolamento definitivo della bolla d'aria calda sopra la Groenlandia. La grande conca fredda che ha dominato su tutta l'Europa è tornata a comunicare ad Ovest con l'Atlantico, ma sul suolo del nostro Continente si era ormai consolidato un enorme lago di aria molto fredda.
 
 
 
16-20 Dicembre 2009: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
Il primo impulso freddo ha quindi aperto la strada alla seconda più intensa colata di aria artica continentale (cA) proveniente dal Nord della Siberia. La mappa evidenzia in effetti il distacco di un nucleo di aria davvero molto fredda, con isoterme che hanno raggiunto addirittura i -20°C sull'Europa Centrale in libera atmosfera poco sotto i 1300 metri di quota! La porzione più cospicua del blocco gelido è transitata a Nord delle Alpi in direzione della Francia, mentre solo una piccola parte ha raggiunto direttamente i nostri versanti adriatici attraverso la porta della Bora. Il flusso retrogrado artico ha quindi aggirato la Barriera Alpina da Est, per entrare nel Mediterraneo attraverso la valle del Rodano, sottoforma di venti burrascosi di maestrale e libeccio che hanno investito in pieno i versanti tirrenici della nostra Penisola, in modo particolare la Toscana con nevicate a quote prossime al livello del mare.
 
 
 
19 Dicembre 2009: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
La dinamica di questa anomala retrogressione artica, così come possiamo riviverla riosservando l'animazione Meteosat, è davvero spettacolare: aria fredda di lontana estrazione continentale continua ad affluire verso l'Europa Occidentale; a questo punto una vera e propria "bombetta bianca" prende vita sul Mare del Nord, raggiunge la Francia per discendere verso il Mediterraneo, infilandosi nel canale del Rodano. La risposta contrastante con le acque tiepide del Golfo del Leone è immediata: la depressione di natura orografica prende vita delineando un corpo nuvoloso bene organizzato che si sviluppa sul Mar Ligure ed attraversa in poche ore le nostre regioni centro-settentrionali.
 
 
 
18-19 Dicembre 2009 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com
Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine
 
 
 
L'ondata di gelo ha comunque avuto una vita relativamente breve: una volta demolita definitivamente l'azione di blocco dell'alta pressione, le correnti atlantiche sono tornate a comunicare con il nostro Continente ed hanno "spazzato via" il lago di aria gelida, sconfiggendo in poco più di una giornata anche l'azione del cuscino freddo più robusto ed apparentemente inattaccabile. Il ripristino del flusso umido e perturbato dall'Altantico ha scelto una modalità di ingresso sudoccidentale e per questo ha avvettato masse d'aria marittime di estrazione subtropicale (mT). L'immagine sottostante, riferita a Lunedì 21 Dicembre, rappresenta il primo atto di questa nuova fase di riscaldamento e di maltempo, caratterizzata da uno scorrimento di aria mite ed umida sopra il "cuscino gelido" che si era consolidato sul nostro continente. Questo primo ingresso perturbato è stato inevitabilmente foriero di nevicate estese ed abbondanti, che rappresentano tradizionalmente il raddolcimento di una fase climatica particolarmente rigida.
La mappa evidenzia la portata dell'invasione calda contrastante in spazi relativamente ristretti tra le isoterme negative ed i "colori più caldi", sospinti da isoipse diposte perpendicolarmente al fronte di aria calda e piuttosto ravvicinate tra loro: il tutto indica l'effettiva "aggressività" del richiamo meridionale.
 
 
 
21 Dicembre 2009: Analisi GFS isoterme e geopoteziali ad 850 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de - Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
Intense correnti di Libeccio ed Ostro (disposte tra Sud e SudOvest) hanno pilotato verso l'Europa Centrale una famiglia di perturbazioni che hanno preso vita sulla Penisola Iberica. L'effetto di riscaldamento è risultato particolarmente intenso in quota ed ha prodotto una rapida trasformazione della neve in pioggia fino ad altitudini relativamente elevate. Ciascuna perturbazione ha aperto la strada a quella successiva, che a sua volta ha demolito una parte consistente del cuscino di aria fredda: possiamo riconoscere quindi il primo ingresso del 21-22 Dicembre caratterizzato esclusivamente dalle nevicate, seguito da un secondo passaggio tra il 22-23 Dicembre in condizioni termodinamiche "al limite" per la neve a bassa quota ed il terzo passaggio, quello del 24-25 Dicembre, caratterizzato dal ritorno delle piogge anche sulle Alpi a quote significative. Il tradizionale "Bianco Natale" si è quindi trasformato in "un trentasei ore di piogge torrenziali" su tutto il Nord Italia, dalla pianura ai monti, ma anche un repentino disgelo sull'Europa Centrale ed in particolare sulla Svizzera d'Oltralpe, soggetta in quelle ore di festa ad un Föhn particolarmente caldo.
Il tempo è migliorato nel pomeriggio di Natale, segnando una tregua al passaggio del treno perturbato contraddistinta da una rotazione delle correnti in quota da NordOvest, da un ritorno del Föhn e da un nuovo provvidenziale relativo calo termico in montagna: il quarto elemento di questa famiglia perturbata ha invece raggiunto il nostro Paese nella giornata di Santo Stefano, compiendo tuttavia "un percorso un po' più basso", che ha interessato in misura maggiore la Sardegna e le coste tirreniche dell'Italia Centrale.
Nel frattempo sull'Italia meridionale tornavano le temperature tardo-primaverili (superiori ai 20°C), specialmente sulle coste settentrionali della Sicilia, battuta in questa occasione "dai venti di Ostro favonizzati" per caduta dalle montagne.
 
 
 
21-25 Dicembre 2009: Analisi GFS isobare al suolo e geopoteziali a 500 hPa - FONTE: www.wetterzentrale.de Elaborazione di Matteo Dei Cas
 
 
 
Quest'ultima animazione Meteosat dell'Europa ripercorre le fasi iniziali della "svolta" verso il netto cambio di circolazione, concomitante all'abbondante nevicata da raddolcimento. I primi due scatti raffigurano ancora la residua tendenza favonica della sera del 20 Dicembre, con l'ultimo debole fronte freddo appartenente alla "conca gelida" in procinto di valicare l'Arco Alpino. Fin dalle prime ore della nottata successiva si è invece attivato l'intenso afflusso sudoccidentale, caratterizzato da un primo ampio ed intenso fronte caldo che ha preso vita sulla Penisola Iberica: da quel momento l'ondata di gelo si è ufficialmente conclusa e le temperature hanno iniziato la loro inesorabile risalita.
 
 
 
20-22 Dicembre 2009 - Animazione Metosat nell'infrarosso - FONTE: www.sat24.com
Per visualizzare la moviola cliccare sopra l'immagine
 
 
 
L'anomalia sinottica che ha condotto a questa ondata di gelo trae quindi origine da un blocco di natura dinamica che ha sbarrato la usuale circolazione sull'Europa, dominata dalle correnti occidentali che trasportano aria umida e mite, intervallata da fugaci condizioni di tempo stabile, asciutto e più fresco. Il rientro alla normalità - nonostante la stagione caratterizzata dal minimo bilancio radiativo solare - si è verificato in maniera alquanto perentoria e rapida, allorquando è venuta meno la medesima figura di blocco, origine della meridianizzazione e della retrogressione delle correnti a larga scala.
Le condizioni termiche in quota hanno sicuramente giocato un ruolo chiave nell'evoluzione del tempo: nonostante i risvolti più incisivi al cambiamento della circolazione in montagna, sulle zone pianeggianti il freddo è sopraggiunto un po' più in ritardo, ma allo stesso tempo si è mantenuto un pochino più a lungo. La valutazione di questo comportamento delle temperature, associato a fenomeni meteorologici caratteristici, merita indubbiamente un approfondimento a scala locale.
 
 
 
 
 
 
Succ.
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