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Considerazione sui deficit idrici.   Inserito il› 01/01/2006
Aggiornato il› 01/01/2006
Capita spesso di leggere messaggi che inneggiano al raggiungimento del valore di piovosità media locale quale indice di sicurezza per poter dichiarare di NON essere in regime di deficit idrico.
Tale considerazione è palesemente errata: l'equazione "sono in media pluviometrica" = "non sono in deficit idrico" non è corretta.

Per qualsiasi regione possiamo definire infatti tre parametri distinti:
- piovosità media locale
- piovosità effettiva
- fabbisogno idrico specifico


Ora:
In un sistema di approvvigionamento si verifica una situazione di deficienza idrica quando l’ordinaria domanda d’acqua da parte degli utenti* non può più essere corrisposta, sia per eventi di siccità, inquinamento o errata gestione delle fonti di alimentazione, sia per carenza negli impianti (D.P.C.M. 4 marzo 1996).
(* qualsiasi attività agricola e industriale inclusa)

Quindi possiamo dire di trovarci in deficit idrico se:
il "fabbisogno idrico specifico" E' MAGGIORE della "piovosità effettiva" moltiplicata per un coefficiente che identifica la "bontà" con cui si riescono ad amministrare localmente le risorse idriche.

Il valore di "piovosità media locale" NON C'ENTRA NULLA!

Un esempio.

Ipotizziamo (verosimilmente) che il fabbisogno idrico specifico di una porzione di territorio in provincia di Lecce sia paragonabile a quello di una porzione di territorio in provincia di Varese. Dico "verosimilmente" perché sono due province italiane in cui possiamo identificare con ogni probabilità due porzioni di territorio in cui ci siano su per giù lo stesso numero di campi coltivati, industrie, cittadini, etc...
Ora, se andiamo a calcolare "quanta pioggia" riesce a soddisfare il fabbisogno idrico di ciascuno dei due territori, scopriamo che per Varese bastano ad esempio 400mm annui, mentre per Lecce sono necessari almeno 800mm.
Questo perché nel territorio varesino possiamo far conto su un numero maggiore di sorgenti e pozzi (grazie al maggiore sviluppo orografico del territorio, unito alla presenza di numerosi invasi e laghi), nonché su una più efficiente gestione delle fonti di alimentazione (acquedotti, canali, etc..).
Se poi guardo le medie pluviometriche, scopro che Varese difficilmente avrà problemi di deficit idrico, visto che si attesta mediamente sopra i 500mm annui. Al contrario Lecce sarà praticamente sempre a rischio deficit idrico.

In sostanza, la piovosità media locale NON MI DICE NULLA SUL REALE FABBISOGNO IDRICO DEL TERRITORIO.
Ci sono zone d'Italia in cui i prati restano verdi e l'acqua non scarseggia anche se piove 600 millimetri in un anno, e la loro media annuale supera i 1500 millimetri.
Viceversa, ci sono posti i cui l'acqua scarseggia anche se cadono 600mm in un anno, a fronte di una media annuale di 400mm.

Paradossalmente, nel Sahara, uno dei più grandi deserti del pianeta, non c’è deficienza idrica, in quanto non esiste in quella regione una significativa presenza umana, vegetale ed animale, e quindi uno specifico fabbisogno idrico.
Nelle oasi, l’acqua fossile profonda che affiora alla superficie è più che sufficiente a sostenere le collettività umane e l’ambiente presente.

Concludo sottolineando che la distribuzione temporale delle precipitazioni ha un ruolo determinante nella stima del contributo idrico effettivo.
Se piove 10 millimetri in dieci giorni diversi per un totale di 100 millimetri, ottengo un contributo molto più gestibile (dalla natura e dall'uomo) rispetto a quello che mi può essere fornito da due eventi temporaleschi da 50mm ciascuno.

Il semplice dato numerico pluviometrico risulta pertanto parzialmente invalido anche se impiegato solo come riferimento per identificare il contributo idrico potenzialmente gestibile.
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