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La nevicata del 26-27 gennaio 2006: un caso particolare   Inserito il› 06/02/2008 18.18.01
Aggiornato il› 19/02/2008 10.05.58

In questo articolo si analizza l'ultimo evento nevoso di una certa importanza che ha interessato anche le località di pianura con accumuli nelle 48 ore variabili tra 20 e 50 cm.

Si partirà dall'analisi della situazione sinottica in quota per poi inquadrare quella al suolo. Infine si analizzeranno gli effetti della nevicata sulla regione in base ai dati raccolti dalla rete amatoriale di stazioni CML.

26 GENNAIO 2006

Situazione in media troposfera


A 300 hPa (circa 9000 metri) si può osservare che alle ore 12 GMT del 26 gennaio 2006 sia presente sulla Francia un minimo depressionario chiuso con valori di geopotenziale molto bassi (inferiori a 9000 gpm). Esso abbraccia gran parte dell'Europa centrale, mentre sull'Europa meridionale e su quella orientale domina un'alta pressione relativa. Il minimo principale è inferiore a 8780 gpm e si trova tra Svizzera settentrionale, Francia nord orientale e Germania meridionale. La corrente a getto, la cui velocità è mostrata con una scala di colori nella figura 1, ha valori medi sulla Lombardia di circa 40 m/s (circa 144 km/h), valori abbastanza ragguardevoli anche se non eccezionali. Un massimo del getto è visibile nei pressi di Genova (valore di 180 km/h). Una forte e tesa corrente da sud ovest con componente ciclonica interessa, quindi, la Lombardia.




Figura 1- Geopotenziale e velocità del getto a 300 hPa alle ore 12 GMT del 26 gennaio 2006.
Fonte: modello BOLAM 21 Km-www.meteoliguria.it

Dall'analisi a 500 hPa (circa 5500 metri) delle ore 00 GMT si possono osservare altri importanti elementi, che chiariranno il perchè dei fenomeni osservati (figura 2). A tale quota, infatti, una campana anticiclonica (promontorio dell'anticiclone delle Azzorre) si estende dal Nord Africa fino all'Islanda. Il minimo principale, presente sulla Germania, riceve aria con caratteristiche polari. L'irruzione fredda a causa del blocco anticiclonico, di cui si è parlato prima, deve compiere un lungo giro dalla Groenlandia fino alla Penisola Scandinava per poi raggiungere la Germania. Infine, attraverso la “porta della bora” (Trieste), entra sulla pianura padana, dando origine a quello che viene comunemente denominato “cuscino freddo”, indispensabile premessa per la maggior parte delle nevicate in Lombardia. Invece, il minimo secondario presente nei pressi di Marsiglia convoglia sulla Lombardia aria caldo umida in media troposfera, che si va a sovrapporre all'aria artica ed umida presente sull'est europeo. Il minimo principale sulla Germania è inoltre responsabile di un abbassamento del geopotenziale su tutto il nord Italia (valori medi di 5400 gpm sulla Lombardia). Da notare che le isoterme nei pressi del minimo si aggirano sui -30°C. Si tratta di una “goccia fredda” in quota, cioè di un minimo chiuso colmo di aria fredda.


Alle ore 12 GMT (figura 3) la situazione è pressochè invariata. Il minimo sulla Germania si approfondisce e raggiunge il valore di 5290 gpm (valore particolarmente basso) e l'aria al suo interno ha una temperatura di circa -35°C. E' la stessa temperatura della massa d'aria presente sulla Russia alla stessa ora. Infatti, tale minimo chiuso (o cut off) rappresenta un classico esempio di centro depressionario che si isola dal flusso principale emisferico (onde di Rossby) per poi avere vita propria e dare origine a delle onde di Bjerknes o perturbazioni delle medie latitudini. Per fissare meglio le idee si pensi alla corrente di un fiume in cui la velocità della corrente raggiunge una certa velocità critica (numero di Reynolds), per cui il flusso comincia ad essere turbolento e da esso si staccano dei piccoli vortici che hanno vita autonoma (tale valore limite in meteorologia ha nome di numero di Rossby e determina il flusso zonale delle perturbazioni delle medie latitudini da ovest a est o viceversa).




Figura 2- Reanalisi alle ore 00 GMT del 26 gennaio 2006 del geopotenziale e della temperatura a 500 hPa.
Fonte:
Wetterzentrale-www.wetterzentrale.de




Figura 3-Reanalisi alle ore 12 GMT del 26 gennaio 2006 del geopotenziale e della temperatura a 500 hPa. Fonte:
Wetterzentrale-www.wetterzentrale.de


Situazione in bassa troposfera


Dalla figura 4 si può osservare come sulla Lombardia sia presente un'isoterma di -6°C su gran parte del territorio, evidente indizio di una poderosa irruzione di aria fredda da est che arriva fin sulle coste del nord Africa. Il "lago" di aria gelida con valori tra 0°C e -9°C va dalla Scandinavia fino alle coste libico-tunisine, aria ancora più gelida con un nucleo isolato e con valori inferiori a -10°C è presente su Romania, Bulgaria, Macedonia, Grecia settentrionale e parte della Turchia. Gran parte d'Europa è interessata da questa massa d'aria fredda, con l'eccezione della Gran Bretagna, della Spagna e del Portogallo che risentono dell'influsso di una massa d'aria piuttosto mite (isoterme comprese tra 5° e 10°C).

Alle ore 12 GMT (figura 5) situazione pressochè invariata, se non per il fatto che ora una goccia di aria fredda con valori inferiori a -10°C sfiora le Alpi.




Figura 4- Reanalisi alle ore 00 GMT del 26 gennaio 2006 del geopotenziale e della temperatura a 850 hPa. Fonte:
Wetterzentrale-www. wetterzentrale.de




Figura 5-Reanalisi alle ore 12 GMT del 26 gennaio 2006 del geopotenziale e della temperatura a 850 hPa. Fonte:
Wetterzentrale-www. wetterzentrale.de


Situazione al suolo


La situazione al suolo alle ore 00 GMT (figura 6) rispecchia la situazione in quota. Due figure principali sono presenti sull'Europa: la prima è un'area anticiclonica presente dall'Islanda fino al nord Africa, espansione dell'anticiclone delle Azzorre, con massimo di 1030 hPa nei pressi della Scozia. La seconda è sempre un'area di alta pressione, cioè l'anticiclone Russo-Siberiano che, con valori massimi superiori a 1035 hPa nei pressi dei monti Urali, si allunga dalla Russia fino all'Europa sud orientale. E' proprio dall'azione sinergica di queste due grandi aree anticicloniche che si vengono a creare le giuste premesse per moderate nevicate anche in pianura. Infatti il meccanismo meteorologico, innescatosi con la complicità del minimo in quota, ha permesso la discesa di aria fredda da latitudini settentrionali ed il rafforzamento del minimo principale presente in troposfera sulla Germania. In questo caso non si può parlare di veri e propri fronti in quanto si è trattato di un irruzione fredda da est.

Il minimo secondario presente anche al suolo nei pressi di Marsiglia mostra una certa organizzazione ed alle ore 00 e 12 GMT è un fronte caldo in lento avvicinamento al nord Italia.




Figura 6- Reanalisi del 26 gennaio 2006 ore 12 GMT al suolo. Fonte: Wetterzentrale-
www.wetterzentrale.de


27 GENNAIO 2006


Situazione in media troposfera


Il giorno successivo la situazione non cambia di molto a circa 5500 metri (500 hPa). Resiste un anticiclone con massimo in prossimità della Gran Bretagna a cui si contrappone una depressione in via di colmamento sull'Europa centrale con geopotenziali molto bassi tra Svizzera, Nord Italia e Francia orientale (valori intorno a 5340 gpm).Le temperature all'interno della depressione si aggirano intorno a -35°C, valori particolarmente bassi che svelano la natura polare della massa d'aria (figura 7).




Figura 7- Reanalisi delle isoipse e delle isoterme alla quota isobarica di 500 hPa del 27 gennaio 2006 ore 00 GMT. Fonte: Wetterzentrale-www.wetterzentrale.de


Situazione in bassa troposfera


La situazione in bassa troposfera ricalca quella ai livelli superiori, da notare che l'isoterma di -7°C è presente sul Nord Italia, l'aria fredda è ormai giunta in Val Padana (figura 8).




Figura 8-Reanalisi delle isoipse e delle isoterme alla quota isobarica di 850 hPa del 27 gennaio 2006 ore 00 GMT. Fonte:
Wetterzentrale-www.wetterzentrale.de


Situazione al suolo


L'anticiclone Russo-Siberiano con una sua propaggine ricopre tutta la Lombardia facendo affluire sulla regione fredde correnti da est che mantengono basse le temperature specie sull'angolo nord occidentale della pianura padana (figura 9).




Figura 9- Reanalisi al suolo della pressione il 27 gennaio 2006 alle ore 00 UTC. Fonte:
Wetterzentrale-www.wetterzentrale.de


Analisi dei dati rilevati dalla rete di stazioni meteorologiche del CML


Come si vede dalla prima figura,elaborata da Bruno Grillini sui dati forniti dai collaboratori della rete CML (figura 10) riferita al giorno 27 gennaio 2006 il cuscino freddo resiste ancora sui settori occidentali della regione (Milanese, Varesotto, Comasco, Lecchese, Bergamasco, Cremonese, Pavese e Lodigiano) con temperature massime comprese tra -1°C e 2°C, mentre esso è stato rapidamente eroso, come succede in questi casi, sul settore orientale, segnatamente sul Bresciano e Mantovano, ove le temperature massime hanno già superato i 5°C.




Figura 10- Isoterme delle temperature massime del giorno 27 gennaio 2006. Elaborazione:
Bruno Grillini su dati delle stazioni della rete CML.


La successiva figura (figura 11) che si completa con la precedente rappresenta gli isonivali totali dell'episodio del 26-27 gennaio 2006 ed è sempre stata elaborata da Bruno Grillini sui dati forniti dai collaboratori delle stazioni CML. Si noti in questa figura che per pioggia a fine evento si intende la pioggia che ha interessato la Lombardia orientale quando sui settori occidentali nevicava ancora il 27 gennaio, e non la pioggia del giorno seguente che ha interessato tutta la regione.I massimi accumuli, come è stato detto in precedenza, si sono registrati sui settori occidentali della regione dove il cuscino freddo precedentemente formatosi ha resistito di più. Infatti, andando da sud a nord nella parte occidentale della regione si hanno accumuli variabili dai 20 ai 50 cm di neve fresca con punte sulle Prealpi di 100 cm. Sui settori orientali tali accumuli sono risultati assai inferiori ( tra 0 e 20 cm).

Le ragioni di tale differenza sono dovute anche al debole afflusso umido presente fin dal giorno 26 dal Mar Ligure sulla Pianura Padana (fronte caldo nei pressi del golfo di Marsiglia). Esso, scavalcando l'Appennino ligure e scorrendo sopra il cuscino freddo presente sulla pianura padana, ha dato luogo a copiose nevicate soprattutto a ridosso dei rilievi.

A conclusione dell'articolo si fa notare che l'episodio nevoso in questione è stato studiato anche nel corso dell'esperimento MAP D-PHASE,conclusosi recentemente, dato che rappresenta un meccanismo di “flow over” o scavalcamento di una barriera montuosa, contrapposto al “flow around” o aggiramento di una catena montuosa. Questi due meccanismi rappresentano le principali cause di innesco di precipitazioni su Alpi ed Appennini e possono determinare come in questo caso differenze rilevanti nelle piogge (o nevicate) a livello locale. Infatti l'intensità e la localizzazione della precipitazione viene modulata dalle caratteristiche del flusso nei bassi strati che raggiunge la barriera alpina (o appenninica), il quale può essere bloccato dall'orografia, e quindi verrà ritardato e tenderà a deviare attorno ( flow around) oppure,nel caso opposto, sarà in grado di scavalcare l'ostacolo ( flow over).




Figura 11-Isonivali totali della nevicata del 26-27 gennaio 2006. Elaborazione:
Bruno Grillini su dati stazioni della rete CML


Bibliografia

S. Davolio-"Progetti MAP e MAP D-PHASE" in "Nimbus" n°45/46 SMI 2007

Siti Internet

www.wetterzentrale.de/topkarten

www.meteoliguria.it


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