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Londra, 1952 - The Great Smog   Inserito il› 19/02/2007 3.06.28
Aggiornato il› 03/03/2007 0.29.23
Londra nel 1952 è una città nera, sporca e nebbiosa. Lo è sempre stata, a quanto si ricordano i londinesi, tanto che non ci fanno più caso. Il "Fumo di Londra" è un elemento della città sin dal medio evo, è stato raccontato da Dickens ed è presente nelle storie dei nonni. Fa tutt'uno coi suoi abitanti.
 
I primi giorni del dicembre 1952 una goccia fredda si isola sull'Atlantico al largo del Portogallo e l'anticiclone delle Azzorre, spodestato dalla sua sede naturale, si spinge sul Nord Atlantico, incastrato tra Gran Bretagna, Islanda e Terranova, richiamando su Londra aria fredda e umida proveniente dal Mar Baltico.
 
A Londra e in tutta l'Inghilterra meridionale le temperature scendono e, mentre le fabbriche continuano incessantemente ad emettere i loro fumi, i londinesi bruciano carbone nelle stufe.

Il 3 dicembre l'alta azzorriana si ritira temporaneamente verso ovest, lasciando strada a un veloce minimo di origine polare che punta il Mar Mediterraneo, dopodichè si distende con nuovo vigore verso l'Europa continentale, con i massimi pressori centrati proprio sulla Gran Bretagna. Il richiamo freddo da Est ora va ad alimentare il minimo nel Mediterraneo, mentre Londra si ritrova sotto una 1035hpa in calma di vento e condizioni di forte inversione termica.

 
Il 4 dicembre l'inversione termica comincia a lavorare e la cappa di fumo inizia a formarsi sulla città. La temperatura registrata alle ore 12 è di 3.3°C con umidità dell'82%.
Tecnicamente non c'è nebbia, ma la radiazione solare giunge un po' attenuata, scaldando meno il suolo. Il calore prodotto dalla città, invece, riesce lo stesso a sfuggire verso l'alto perchè la cappa è formata principalmente da particolato (fumo) e biossido di zolfo, composti che non causano "effetto serra". Fa freddo, e i londinesi, come hanno sempre fatto almeno dal 1200, per scaldarsi bruciano il carbone nelle loro stufe.
 
L'anticiclone ristagna sulla città di Londra e il giorno 5 la temperatura delle ore 12 è di 0.6°C. Nelle annotazioni del giorno comincia a comparire la parola "fog", ovvero "nebbia" anche se l'umidità è all'82%. Evidentemente la visibilità si è ridotta per colpa del fumo. Le condizioni, comunque, restano favorevoli alla dispersione del calore verso lo spazio siderale. La notte si preannuncia gelida e il carbone brucia senza tregua nelle stufe.
 
Nella notte la temperatura scende ancora fino a raggiungere il dew point. La saturazione interviene quindi a causa del raffreddamento ulteriore dell'aria e, a questo punto, si può davvero parlare di nebbia. Al risveglio del 6 dicembre la situazione si presenta critica. La nebbia è densissima. Il particolato atmosferico - studi successivi ce lo hanno confermato - funge da nucleo di condensazione per le piccole goccioline d'acqua che compongono la nebbia.
 
A Londra nel 1952 il particolato atmosferico abbonda: si stima che il valore del PM10 in quei giorni arrivò a 5000 microgrammi per metro cubo. Per fare un confronto, il valore medio annuale di Milano nel 1999 si attestava attorno ai 50 microgrammi, ed ha raggiunto punte di 400 microgrammi nel 2002, anno particolarmente critico per le condizioni atmosferiche del capoluogo lombardo (vedi slide a lato).

Ma non è tutto qui il problema, perchè la nebbia di quegli anni aveva qualcosa in più:il carbone, bruciando, emette grandi quantità di biossido di zolfoche, combinandosi con il vapore acqueo, dà origine a un vapore contenente acidi a base solforica, irritante per le vie respiratorie e tossico per esposizioni prolungate.

L'insieme di fumo e nebbia ("smoke" e "fog") ha un nome che è stato inventato dai londinesi stessi nel 1905: "smog". Quello che i londinesi ancora non sanno è che questo sarà ricordato come"The Great Smog", perchè avrà caratteristiche di una tale eccezionalità da influenzare le politiche ambientali dei decenni a venire.

 
Leggendo le cronache del tempo si stenta a credervi, ma è riportato da alcune fonti che in alcune zone di Londra fosse impossibile vedersi i piedi. Si tratta quasi sicuramente di esagerazioni, ma è certo che lo smog si infiltrasse anche negli edifici. Una rappresentazione teatrale de "La Traviata" venne sospesa per l'impossibilità di vedere il palco. Le autorità sconsigliarono in alcuni quartieri di far andare i figli a scuola da soli per paura che si perdessero I conducenti dei mezzi di trasporto pubblico furono obbligati a procedere letteralmente a passo d'uomo: di fatto un uomo precedeva gli autobus a piedi per evitare gli incidenti e gli investimenti dei pedoni.

I londinesi, almeno quelli benestanti e previdenti, indossano le maschere antigas, senza rinunciare, ovviamente, a bruciare il carbone, che è l'unico combustibile a disposizione. Alle ore 12 del 6 dicembre Londra riporta -2.2°C, UR 100%, nebbia e calma di vento, condizioni che rimarranno inalterate su questi valori fino a tutto il giorno 8 dicembre, ovvero fino a quando continueranno le condizioni di inversione termica favorevoli al ristagno degli inquinanti.

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L'aria diventa irrespirabile e la gente accusa malori di ogni tipo, nelle proprie abitazioni e per la strada. Si accentuano, in particolare, le patologie dell'apparato respiratorio già in essere, oppure ne insorgono di nuove

La mortalità a Londra di quei giorni, e nel periodo che seguirà, si impenna, e non lo fa per modo di dire: da una valore base di circa 270 decessi giornalieri, tra il 3 dicembre 1952 e il 10 gennaio 1953 si raggiungeranno picchi di 900 il 7 e 8 dicembre, per poi scendere a 500 e rientrare alla "normalità" solo dopo alcune settimane. Diverse fonti attribuiscono solo 4000 vittime a "The Great Smog" poichè le prime analisi attriburono ad un'epidemia influenzale gran parte del sovrannumero dei decessi nel periodo successivo.

Tuttavia alcuni studi recenti, più accurati, hanno sostenuto che l'evento influenzale non potesse da solo giustificare un tale aumento della mortalità e che probabilmente si debbono attribuire all'inquinamento altri 8000 decessi circa che non sarebbero avvenuti se non vi fosse stata concomitanza tra influenza e smog. Le vittime dirette e indirette di questo evento ammonterebbero quindi a 12.000 persone.
 
I giorni più tragici per la Londra del dopoguerra avranno termine solo il 9 dicembre, quando una perturbazione viene a rompere lo stallo, spazzando via la nebbia e portando la temperatura di qualche grado sopra lo zero. Il 10 dicembre, dopo il passaggio del successivo fronte freddo, l'emergenza si potrà considerare finita.
 
L'episodio di Londra è solo il più clamoroso di tutti, ma nella storia degli ultimi 2 secoli fatti simili, anche se di gravità minore non sono stati così inusuali (vedi tabella), così come probabilmente non lo erano neppure in passato, se è vero che il primo divieto di bruciare carbone per le strade di Londra risale a un editto del 1273, ad opera di Re Edoardo I.
 
 
 
A partire dagli anni '70, per quanto concerne l'inquinamento atmosferico la situazione nel mondo occidentale è andata sempre migliorando. Nel 1956, sulla spinta dell'evento del 1952, a Londra venne approvato il Clean Air Act, capostipite di tutti i moderni provvedimenti atti a ridurre l'inquinamento dell'aria che respiriamo. Da allora, grazie a queste misure e - soprattutto - grazie all'imporsi sul mercato di diverse forme di veicolazione ed utilizzo dell'energia (gas, elettricità e altro), le cose sono cambiate in meglio, anche se di quando in quando alcuni episodi acuti ci ricordano che abbiamo ancora parecchia strada da percorrere
 
Eruzione del Pinatubo (1991)

E ora, per chiudere questo articolo, un piccolo spunto climatico.

Negli ultimi 40 anni i nostri cieli sono diventati in generale sempre più puliti, e questo è senza ombra di dubbio un bene. Però puliti significa anche limpidi e, come ci insegna il caso sopra esposto, questo non può non avere un effetto secondario, che probabilmente incide solo parzialmente - ma incide - sulle temperature che rileviamo nelle nostre città e nelle nostre campagne.
 
La Valle Padana, nella sua interezza, è una conca dove le condizioni favorevoli al ristagno sono frequenti in inverno. Tra l'altro, da questo punto di vista, l'effetto antropico potrebbe esprimersi al contrario e favorire temperature diurne più elevate proprio laddove la cappa di smog è meno presente, lontano dalle aree fortemente urbanizzate.

Che il pulviscolo atmosferico e gli ossidi di zolfo presenti nell'atmosfera abbiano l'effetto di abbassare la temperatura del globo è un fatto accettato dalla quasi totalità della comunità scientifica, che ne ha studiato gli effetti a livello globale nel contesto delle evidenti correlazioni tra le grandi eruzioni vulcaniche del passato ed alcuni episodi famosi, tra i quali è tipico ricordare quello del 1816, che fu chamato l'Anno senza Estate.

L'eruzione del Pinatubo nel 1991, in particolare, ha consentito di studiare gli effetti degli aerosol solforici e del pulviscolo e gli scienziati sono convinti che vi sia una relazione di causa-effetto tra le grandi eruzioni di quel tipo e temporanei raffreddamenti della temperatura globale che possono durare alcuni anni (anche in base alla quantità e alla tipologia di gas e materia emessa dall'eruzione vulcanica).

In questo contesto non posso quindi non chiudere con uno stimolo per la vostra e la mia curiosità. Qui a fianco riporto un elenco delle grandi eruzioni vulcaniche con il relativo indice (DVI) che ne misura la capacità di attenuare la radiazione solare. Salta subito all'occhio che l'ultimo secolo, rispetto ai precedenti, sia stato un secolo particolarmente "povero" di grandi eruzioni con un alto indice DVI.

C'è quindi un parallelismo significativo tra il Global Warming e la insolita "calma" vulcanica dell'ultimo secolo?
 
Non traggo alcuna conclusione, non spetta a me, ma è un elemento che mi fa pensare.
 
 
Altre fonti consultate per la stesura (oltre a quelle già linkate nel corpo dell'articolo):
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