Buona giornata a tutti i meteoappassionati e ben ritrovati con una nuova edizione della "Prima Pagina".
La settimana scorsa la Lombardia ed il Nord Italia hanno vissuto una parentesi invernale grazie ad un potente scambio meridiano frutto di un'elevazione in terra Nord Atlantica tanto rapida quanto vigorosa dell'anticiclone azzorriano nella giornata di sabato 9 dicembre che ha pilotato verso il Mediterraneo centro-occidentale una massa d'aria polare marittima estremamente fredda in quota con valori di circa -36°C alla quota isobarica di 500 hPa, ovvero circa 5500 metri di quota.
In Lombardia tale massa d'aria, stante la direzione di provenienza nord-occidentale, è arrivata tramite venti di favonio poiché nel suo cammino ha incontrato la barriera alpina; la risposta del mar Mediterraneo è stata però altrettanto rapida ed intensa, con un flusso umido e particolarmente mite da sud-ovest che ha avuto come target preferenziale proprio il Nord Italia.
Ne è scaturita dapprima una nevicata abbastanza debole fino a quote di pianura che ha iniziato a precipitare nel pomeriggio di domenica 10 dicembre grazie alle temperature particolarmente rigide, eredità dell'incursione fredda artico marittima del giorno precedente.
Il mite alito caldo del flusso sudoccidentale ha però iniziato a bussare alle porte più meridionali della nostra regione già dalla serata stessa di domenica 10 dicembre quando la nostra stazione posta in vetta al Monte Penica, strategica postazione situata a 1400 metri di quota in quel lembo di territorio suddiviso tra Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, ha visto aumentare la temperatura in modo repentino passando dai circa -5°C del tardo pomeriggio ai +3°C della sera.
La massa d'aria calda, leggera e meno densa, ha trafitto come una lama con traiettoria sudovest-nordest, la massa d'aria fredda, pesante e più densa, presente dal giorno prima nel catino padano facendo rapidamente innalzare la temperatura al di sopra dei 1200 metri di quota; più sotto invece tale aumento di temperatura è risultato molto più blando se non addirittura quasi inesistente principalmente per due motivi; da un lato come detto poc'anzi per le diverse caratteristiche delle masse d'aria coinvolte e dall'altro lato a causa della conformazione orografica del nord-ovest italiano.
Le masse d'aria caldo-umide provenienti dal mediterraneo occidentale o dal nord Africa incontrano la barriera appenninica ligure e le Alpi Marittime e Cozie liguri-piemontesi che disturbano il flusso d'aria forzandolo ad innalzarsi al di sopra di esse; ecco perchè il flusso d'ria mite coinvolge dapprima la fascia di quota al di sopra dei 1200 metri che è la quota "media" dell'appennino Ligure. Va da sè che la conseguenza principale di tale fenomeno sia il fatto che il fiocco di neve che cade incontri lo strato con temperature positive posto al di sopra di 1200 metri fondendosi e da lì in più cadendo verso il suolo non potrà più tornare neve ma casomai potrà assumere altre caratteristiche cadendo verso terra se la temperature torna vicino agli 0°C o addirittura resta negativa.
A quel punto la precipitazione si trasforma in gragnola (o graupeln) ovvero simile a palline di polistirolo o peggio la precipitazione resta liquida ma a contatto con il terreno ghiacciato e ancora sottozero inizia a formare uno strato via via maggiore di ghiaccio puro che è appunto il fenomeno denominato gelicidio.
In pratica ogni cosa su cui la pioggia cade si ricopre di un sarcofago ghiacciato che aumenta man mano che la precipitazione prosegue. Tale situazione oltre ad essere particolarmente pericolosa a causa del coefficiente di attrito pressoché nullo che provoca difficoltà nella circolazione stradale alle automobili e nel camminare alle persone, provoca uno stress meccanico via via crescente a tutte le strutture sopra le quali il ghiaccio va a formarsi; alberi ed arbusti sono così primi a cedere sotto il peso stesso del ghiaccio che si forma sui loro rami, cadendo a terra e provocando una sorta di collasso generalizzato.
Ciò che è accaduto nella giornata di lunedì 11 dicembre è proprio questo; grandi porzioni di boschi nelle zone pedecollinari dell'Appennino Piemontese e Lombardo si sono schiantate al suolo sotto il peso di una precipitazione liquida che si è protratta e ghiacciata per tutta la giornata; per intensità, durata e vastità dell'area geografica interessata è stato uno dei fenomeni di gelicidio più grandi avvenuti negli ultimi 30 anni e le immagini giunte dalle zone colpite ne sono testimonianza così come quella scelta a corredo del presente articolo.
Inoltre ancora all'alba di martedì 12 mentre al di sopra dei 600 metri di quota le temperature restavano sopra zero fino a quasi 2000 metri, sulle zone interessate dal gelicidio la temperatura è ancora prossima allo zero e solo dalla tarda mattina grazie al ritorno del sole il fenomeno ha iniziato a scemare.
Da un punto di vista strettamente meteorologico, gli accumuli di precipitazione sono risultati rilevanti tra domenica e martedì, con punte fino a 150-160mm cumulati nel periodo, valori che nel mese di dicembre per un singolo episodio perturbato sono decisamente inusuali.
La settimana è poi proseguita in modo tranquillo con giornate tiepide in pianura tra mercoledì 13 e venerdì 15 e di nuovo domenica 17 grazie ad un nuovo episodio favonico che ha innalzato la colonnina di mercurio oltre i 10°C sulle zone pedemontane nord-occidentali.
La settimana che ci porterà al Santo Natale proseguirà all'insegna del dominio di un nuovo solido campo di alta pressione garanzia di tempo stabile e soleggiato sui colli e in montagna mentre sulle pianure torneranno gradualmente foschie e nebbie nella notte ed al primo mattino con brinate e gelate estese in pianura.
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L'appuntamento con la nuova edizione della Prima Pagina è invece per il prossimo fine settimana.
Livio Perego - Staff CML