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La violenta ondata temporalesca del 14 maggio 2016 in pianura bergamasca centro-orientale   Inserito il› 08/09/2016 19.23.41
Nel presente articolo cercheremo di fornire ai lettori un’analisi approfondita delle intense manifestazioni temporalesche occorse nel pomeriggio/sera di sabato 14/05/2016, con particolare riguardo alla pianura bergamasca centro-orientale, il cui paesaggio è stato ben imbiancato da una grandinata molto violenta e da chicchi di dimensioni anche superiori ai 4/5 cm di diametro, come testimonieranno alcune fotografie scattate nelle aree coinvolte.

ANALISI SINOTTICA

Nella giornata di sabato 14 maggio 2016 è presente una debole area di alta pressione, la quale dalle Azzorre si spinge verso l’Irlanda; lungo il suo lato discendente, quindi ad est della stessa, abbiamo a tutte le quote una discesa di aria piuttosto fredda, pilotata da un Vortice Polare ancora attivo in modo residuo. La dose più massiccia di aria fredda interessa i Paesi Scandinavi, ma riesce a sfociare in Polonia, Germania, est della Francia, sino ad impattare l’arco alpino da nord. La stessa aria fredda a 500hpa (circa 5500 metri di quota in libera atmosfera) – come si nota dalla carta del modello americano GFS, FIG.1 – si trova a scendere verso latitudini meridionali in una fascia di territorio non troppo ampia, poichè stretta tra la figura di alta pressione ad ovest e la bassa pressione presente tra Polonia e Balcani.


Fig. 1

La naturale conseguenza di tale schema circolatorio, come spesso si osserva, è la formazione di un minimo di pressione sottovento alle Alpi, in piena pianura padana. Soprattutto in questo periodo dell’anno, la stessa aria fredda alla quota degli 850hpa (circa 1500 metri di quota, sempre in libera atmosfera), non riesce a valicare le Alpi, mentre quella presente a 500hpa non ha difficoltà a farlo, e questo aspetto è molto importante perché, viceversa, il passaggio del fronte freddo sarebbe avvenuto in maniera molto meno pirotecnica e non avremmo avuto l’esaltazione così massiccia dei diversi indici temporaleschi. Nella carta sottostante, FIG.2, si vede bene il minimo di pressione (1005/1006 hpa di profondità) che si formerà in pianura padana centro-orientale sabato tra il pomeriggio e la sera, con un’isoterma di -20°C a 500hpa (in realtà poi entrerà una -22, per la precisione) che valicherà le Alpi; notare le isoterme praticamente invernali alla stessa quota tra Germania settentrionale e Norvegia!


Fig. 2

Meritevole di menzione è senza dubbio l’aspetto delle termiche alla quota degli 850hpa: osserviamo in FIG.3 valori all’incirca compresi tra i 10 e i 12 gradi nel nord Italia, con qualche valore più elevato in corrispondenza delle vallate alpine del Piemonte occidentale/torinese e delle Alpi centrali/Orobie. Tali termiche più elevate possono essere dovute a locali favonizzazioni, causate dalla sinottica che vede correnti mediamente nord-occidentali in quota, anche abbastanza tese.


Fig. 3

Proprio in prossimità di queste due zone, non a caso, si svilupperanno i primi sistemi temporaleschi nel primissimo pomeriggio di sabato. Ne ipotizziamo lo sviluppo grazie ad un mix di fattori: prime infiltrazioni di aria fresca a 500hpa proprio su questi settori, riscaldamento diurno e convergenza tra le termiche pomeridiane dalla pianura – miti e umide – con l’aria più secca di cui abbiamo accennato poco fa. Sono le due aree in cui in estate si osservano maggiormente temporali di calore, di natura orografica, e in caso di mancanza di cause dinamiche il tutto si risolve con qualche raffica di outflow in piena pianura e nulla più.
In FIG.4 notiamo proprio le prime infiltrazioni di aria fresca a 500hpa sulle aree citate, così come sull’alto Piemonte e nord-ovest Lombardia, ma qui l’aria già troppo secca e favonizzata nei pressi del suolo, unitamente al fatto che le medesime zone si trovano troppo lontane dal minimo pressorio, non favorirà lo sviluppo di celle temporalesche. Ad eccezione del basso Piemonte occidentale/torinese, la distribuzione dei fenomeni sarà molto simile a quella invernale in caso di stretta e veloce saccatura che entra dalla porta del Rodano.


Fig. 4

In FIG.5 possiamo vedere l’abbondante grandinata abbattutasi sul torinese nel primo pomeriggio di sabato. [fonte Facebook]


Fig. 5

La situazione prevista per sabato sera a 500hpa vede correnti da nord-ovest, abbastanza tese e strette, unitamente all’ingresso di aria più fredda alla stessa quota su tutta la Lombardia.


Fig. 6

Osservazione visiva nella mattinata di sabato: il tempo è caratterizzato, sia nella bergamasca, sia nel medio-basso Veneto (dove si trova l’autore del presente articolo), da soleggiamento piuttosto “pallido”, tipico di evidente umidità presente a tutte le quote; la ventilazione - piuttosto umida - è debole sud-orientale nel padovano e meridionale nella pianura bergamasca. Pochi humilis bianchicci in cielo, stazionari. Immersi nella foschia, e quindi di difficile localizzazione, vi sono già verso le prealpi di entrambe le zone alcuni congesti.


ANALISI DEI PRINCIPALI INDICI TEMPORALESCHI

Desideriamo soffermarci sullo studio degli indici temporaleschi previsti per sabato pomeriggio/sera, cercando di analizzare alcune delle cause di fenomeni così violenti.
Partiamo dal MUCAPE (FIG.7) previsto dal run 6z di sabato del modello Arome: tale parametro misura l’instabilità nella troposfera e rappresenta l’ammontare totale di energia potenziale disponibile nelle particelle d’aria più instabili, le quali entro i 300mb di pressione atmosferica, vengono trasportate e sollevate sino al livello di libera convezione (LFC).


Fig. 7

Nella nostra rielaborazione potete osservare l’area cerchiata in nero, cioè la zona con bassi livelli di Mucape, che va dal lecchese al borgomanerese, nella situazione prevista per metà giornata; successivamente tale area si estenderà a sud sino al pavese, ad opera di ventilazione secca settentrionale alle quote medio-alte; sebbene, in origine, i valori di tale indice, sulla carta, fossero buoni per il pavese e il milanese occidentale, ipotizziamo che i forti venti di outflow sud-occidentali della cella temporalesca piemontese abbiano fornito un ulteriore disturbo alla convezione temporalesca in queste aree: sostanzialmente hanno agito come un “sud-ovest secco estivo” al suolo, tipico di ondate temporalesche che lambiscono Alpi, prealpi e zone pedemontane centro-orientali. Di certo hanno funzionato da ulteriore “innesco” per la convezione sulle pianure centro-orientali, ma vedremo meglio il capitolo ventilazione più avanti nell’articolo.
Nelle aree cerchiate in viola, invece, abbiamo i valori più alti di Mucape: proprio in queste zone avremo le più intense manifestazioni temporalesche, accompagnate da forti grandinate.
Passiamo ad un altro parametro temporalesco fondamentale: il CIN (FIG.8), nella situazione prevista per metà pomeriggio di sabato dal modello LAMMA.


Fig. 8

Nell’area cerchiata in nero troviamo i valori più negativi dell’indice, cioè nella zona lombarda centrale di pianura: qui oscilliamo tra i -100 e i -200, con punte dell’indice addirittura tra -200 e -300: ciò significa che in questa zona l’inibizione alla convezione è intensa, poiché abbiamo molto probabilmente un CAP troppo forte (strato di aria stabile che impedisce la convezione, infatti abbiamo detto che in quelle ore si osservavano unicamente cumulus humilis in zona) tra i 1500 e i 3000 metri di quota in libera atmosfera. In queste condizioni, qualora intervenga un fattore di innesco di natura dinamica (nel nostro caso un’iniezione di aria fresca e secca attorno a quota 5000/5500 metri, cioè a 500hpa), la rottura del CAP può essere improvvisa, favorendo temporali anche molto violenti e caratterizzati da una crescita molto rapida degli updrafts. Nota interessante: un CIN così negativo, solitamente, indica anche che l’attività temporalesca inizierà nel tardo pomeriggio, per dar tempo alla radiazione solare di rimuovere lo strato di Aria stabile (CAP); non è un caso se l’intensa convezione in Lombardia centrale abbia trovato terreno fertile dal tardo pomeriggio-sera, mentre, ad esempio, nel torinese e nel basso Piemonte – dove non si sono presentati valori di CIN così negativi – l’attività temporalesca si è presentata dal primo pomeriggio.
Nell’immagine successiva (FIG.9), fornitaci dal LAMMA sempre per il tardo pomeriggio, possiamo osservare i livelli del DeltaTheta-E tra la quota degli 850 e quella dei 500hpa.


Fig. 9

Tale parametro è molto importante per poter prevedere le aree in cui potrebbero svilupparsi temporali, data la differenza termica ed igrometrica tra le due quote. Abbiamo già visto prima come tra le stesse ballino mediamente 32/34°C di divario termico nel pomeriggio. Le aree con il DeltaTheta-E maggiore sono non a caso quelle del basso Piemonte/torinese, bergamasca centrale verso cremonese, piacentino, mantovano e medio-basso Veneto.
Il LIFTED INDEX, previsto sempre da LAMMA per il pomeriggio di sabato (FIG.10), misura la stabilità dell’aria in media troposfera.


Fig. 10

E’ espresso in gradi centigradi e ci indica la differenza di temperatura tra la i 500hpa e quella raggiunta – alla stessa quota – da una particella d’aria che si è sollevata dal suolo lungo la curva adiabatica secca o satura. Notiamo in pianura padana valori di LI compresi tra -4 e -6 gradi, ad esclusione di un’area con valori molto più elevati che va dal varesotto/comasco sino al milanese nord-occidentale, in successiva estensione a sud. Un valore di LI tra -4 e -6 è di monito circa la possibilità di temporali di forte intensità, solitamente accompagnati da grandine e raffiche di vento; non sono escluse manifestazioni tornadiche.
Le FIG.11 e 12 ci mostrano la direzione e intensità dei venti a 850hpa tra il primo pomeriggio e la prima serata.


Fig. 11


Fig. 12


Si nota l’aria più fresca e secca che aggira le Alpi dalla porta del Rodano e si tuffa nel Mediterraneo occidentale tramite sostenute correnti di maestrale. Si evince dalla FIG.11 che una parte della stessa è vista premere contro l’arco alpino, riuscendo già dal primo pomeriggio a tracimare nel varesotto, nord-ovest milanese, comasco e lecchese: nel tardo pomeriggio-sera, come vediamo dalla FIG.12, si estenderà a tutto l’ovest Lombardia.
Le due carte mostrano anche i valori di water precipitable previsti nelle stesse ore: questo parametro misura quanti millimetri di pioggia possono potenzialmente cadere in una determinata zona, ed è collegato ai vari livelli di umidità relativa presente in atmosfera ad un certo orario. Non è un caso riscontrare i valori più elevati tra basso Veneto, mantovano e ferrarese, cioè dove il richiamo umido sud-orientale dall’alto adriatico è già ben presente dalla tarda mattinata.
Come dimenticare poi il TOTAL-TOTALS (TT) e lo SWEAT INDEX (SI) (FIG.13), previsti sempre da LAMMA per il pomeriggio di sabato: tali indici tengono in considerazione lo shear del vento e alcuni parametri termo-dinamici: il differenziale tra la forza e la direzione del vento tra la quota degli 850 e quella dei 500hpa è molto importante per valutare la possibilità di celle o supercelle temporalesche ad asse obliquo e potenzialmente grandinigene/tornadiche.


Fig. 13

Anche in questo caso troviamo i valori migliori su basso Piemonte, bergamasco centro-orientale, cremonese, piacentino e Veneto occidentale; la fascia con valori più bassi si estende come al solito tra varesotto, comasco e milanese nord-occidentale.
Per concludere questa parte di trattazione, la stessa dinamica si può evincere dall’ultimo parametro temporalesco analizzato, cioè il
K INDEX o INDICE DI WHITING (FIG.14), previsto sempre da LAMMA per il tardo pomeriggio di sabato 14 maggio: esso esamina i parametri termici e igrometrici nella bassa troposfera (tra 850 e 500hpa), correlandoli con temperatura e punto di rugiada a 700hpa.


Fig. 14

Notiamo nel nostro caso valori maggiori o uguali a 30 (instabilità fortissima) all’incirca nelle stesse zone analizzate con gli altri indici, mentre valori ben inferiori vengono previsti nelle zone già citate, in cui è presente inibizione temporalesca: in particolare, la fascia del valore di 30 sembra delimitare in modo alquanto preciso le zone in cui si sono avuti violenti temporali!


ANALISI DEI VENTI A 925HPA E AL SUOLO, CON STIMA DELLE ZONE DI CONVERGENZA

Passiamo ora – aiutandoci con il modello LAMMA – ad analizzare la previsione delle correnti a 925hpa (800 metri di quota circa) e dei venti nei pressi del suolo, individuando le convergenze previste. Successivamente, grazie alla cartina C.M.L., le confronteremo con quanto realmente avvenuto.
In FIG.15 troviamo l’umidità relativa e la previsione dei venti a 925hpa per il pomeriggio di sabato 14 maggio 2016; abbiamo cerchiato cinque zone di interesse per comprendere meglio la situazione a tale quota.


Fig. 15

Area cerchiata in arancio: zona compresa tra varesotto/comasco e milanese occidentale: qui era prevista ventilazione secca settentrionale;
Area cerchiata in marrone: zona in cui vi è l’apporto di correnti più umide con direttrice sud-ovest/nord-est dal mar ligure verso Emilia e bassa Lombardia;
Aree cerchiate in rosso: basso Piemonte e Lombardia centro-orientale: zone in cui le correnti ruotano in senso ciclonico attorno ad un locale minimo di pressione o “mesominimo padano”;
Area cerchiata in viola: zona in cui vi è l’apporto di correnti umide sud-orientali dall’alto adriatico verso medio-basso Veneto e mantovano; tali venti si spingeranno in seguito al massimo fino alla pianura centro-orientale lombarda, non raggiungendo mai le zone occidentali della regione.
La previsione dei venti nei pressi del suolo: nel tardo pomeriggio-sera, LAMMA ha individuato le seguenti ventilazioni e convergenze, come si può vedere in FIG.16.


Fig. 16

nell’area cerchiata in arancio, tra Piemonte orientale e Lombardia occidentale, ipotizzava una moderata ventilazione settentrionale.
Nelle aree cerchiate in viola (torinese/astigiano, bergamasca/cremonese, Emilia occidentale), viene vista la massima convergenza dei venti al suolo: effettivamente in queste aree si sono osservati gli intensi fenomeni temporaleschi.
Successivamente, però, osserviamo in FIG.17 la previsione LAMMA per il proseguo della serata di sabato, la quale ha tratto in inganno molti previsori lombardi.


Fig. 17

Sulla carta, il vento umido orientale veniva visto spingersi sino alla Lombardia occidentale, e ciò avrebbe provocato lo spostamento della linea di convergenza con i secchi venti settentrionali verso questa zona e il Piemonte orientale; vi è da dire che molto spesso ciò avviene, con la dry-line che si sposta e rigenera gradualmente da est verso ovest in pianura lombarda.
In questo caso riteniamo che ciò non sia avvenuto per due motivi principali: prima di tutto dobbiamo considerare che il ramo della corrente a getto in transito sul nord Italia in quelle ore era veramente intenso, con moto ovest/nord-ovest – est/sud-est, inseguendo il minimo di pressione, e questo ha letteralmente spinto i cumulonembi verso tale direzione, impedendone la crescita anche più ad ovest. Seconda motivazione – altrettanto importante -  ci porta a considerare che l’outflow sud-occidentale derivante dalla grossa cellula temporalesca basso-piemontese, abbia agito come un sud-ovest secco fino alla pianura occidentale lombarda, “precedendo” l’eventuale est e scaricando l’atmosfera in questa zona.
Molto interessanti in tal senso i rilevamenti della Rete C.M.L. dei venti al suolo in Lombardia (FIG.17A): nella pianura centrale lombarda/bergamasco si nota bene la convergenza tra la ventilazione orientale e i moderati venti da ovest/sud-ovest su Lombardia centro-ovest (situazione ore 18 locali):


Fig. 17a

La corsa 18z del modello WRF-NMM di venerdì 13 maggio , lasciando perdere l’accumulo delle precipitazioni e concentrandoci unicamente sulla localizzazione delle stesse, ha individuato in modo quasi preciso l’area di convergenza in Lombardia, ponendo la linea dell’Adda/Brembo come estremo limite occidentale della rigenerazione delle celle temporalesche. (FIG.18)


Fig. 18

A dimostrazione di quanto stiamo analizzando, vi mostriamo ora la spettacolare moviola Meteosat con l’ingresso del fronte freddo e la formazione dei cluster temporaleschi nel nord Italia (FIG.18A). Come potete vedere, oltralpe è in atto una discesa di aria fredda notevole per il periodo, con la classica nuvolosità a “ciottolato”. Osservate come su ovest Lombardia l’evoluzione cumuliforme sia totalmente inibita e si trasformi rapidamente in un’innocua banda di velature, che delimita l’ “iniezione secca” in quota e faccia da “trigger” alla profonda convezione sulla parte centro-orientale della Regione.


Fig. 18a - Animazione Meteosat canale VIS, 12z - 18z


Per curiosità, se confrontiamo la moviola qui sopra con la carta di previsione umidità relativa e venti a 500hpa per il pomeriggio/sera di sabato (FIG.19), notiamo che la localizzazione delle celle temporalesche è quasi sovrapponibile, a dimostrazione di quanto le quote superiori abbiano in buona parte comandato i giochi.


Fig. 19

Osserviamo la stretta curvatura ciclonica delle correnti dalla Lombardia centrale sino al Trentino e Friuli; in questo orario, le correnti più tese e secche in quota hanno già conquistato il medio-alto Piemonte e la Lombardia occidentale, con una piccola eccezione di instabilità residua post-frontale nell’alto varesotto/zona laghi, come segnalato dalla località di Travedona, in provincia di Varese.
Ecco un bellissimo scatto del nostro radar C.M.L. di sabato 14 maggio, nel pomeriggio/sera in Lombardia: si riferisce alle ore 18 e si notano le deboli/moderate precipitazioni nel basso Piemonte orientale (i residui della grossa cellula temporalesca torinese), i forti temporali in Emilia e la prima forte cellula temporalesca sulla bergamasca orientale, cioè quella che stava portando in quei minuti la forte grandinata su Seriate e zone limitrofe.
In FIG.9A Notiamo la riflettività del radar (viola = precipitazioni violente), in senso “allungato” ovest-est, sintomo di probabile supercella ad asse molto inclinato e capace di portare chicchi di grandine di notevoli dimensioni, come poi effettivamente avvenuto.


Fig 19a


OSSERVAZIONI VISIVE LOCALI E CONSIDERAZIONI

Al limite di un "ipotetico" est/sud-est al suolo, giunto al massimo sino al Brembo, l’avvezione secca in quota ha fatto da “trigger” perfetto per la convezione in bergamasca, aiutata anche dal precedente debole outflow dei temporali della valle Seriana che si incontra con il mite e umido sud-est della pianura. Cosa fondamentale è stata la mancata immediata espansione verso sud da parte del sistema temporalesco della Valle Seriana, il che, come esperienza mi insegna, scaturisce forti venti di outflow ben oltre Seriate verso sud, fenomeno che quando si verifica tende a inibire le precipitazioni tra la zona di Seriate e Orio (ma anche Bergamo), le quali si rigenerano successivamente sotto Orio/Grassobbio; in quel caso l’ultima fascia di forti precipitazioni si sarebbe trovata tra Alzano Lombardo e Gorle, come spesso è accaduto, sebbene solitamente ciò avvenga più con temporali di calore che con sistemi frontali come quello di ieri.
Tutto si è giocato in una manciata di chilometri molto probabilmente, tanto che la linea di separazione e rigenerazione del sistema è piuttosto netta. L’outflow dei temporali prealpini è probabilmente arrivato sino alla zona pedemontana, quale ad esempio Ranica/Gorle (per chi conosce le zone), lambendo al millimetro la parte nord di Seriate, dove si è originato il primo sistema, che è stato poi quello più violento, avendo dovuto scalzare la massa d’aria mite e umida pre-esistente alle quote medio-basse.
Il movimento dei sistemi temporaleschi di sabato 14 maggio 2016 ha perfettamente disegnato il ramo della corrente a getto che trasportava l’aria fredda oltralpe nelle stesse ore, piegando le correnti in senso ciclonico proprio dalla bergamasca verso est, area a forte divergenza dello stesso getto in quota e forte convergenza delle correnti al suolo.
E’ certo anche, con tale dinamica, che l’outflow dalla Val Seriana portasse già con sè almeno parte dell’aria fredda che stava valicando le Alpi, come a “effetto trampolino"; il resto dell’aria fredda si è riversato poi tramite i violenti downdrafts grandinigeni, tanto che mi hanno comunicato che a Seriate - grazie anche ai mucchi di grandine - c’era un certo fresco/quasi freddo dopo la grandinata; La manciata di km è anche evidenziata dal fatto che a Gorle (solo 1,5/2 km a nord di Seriate – zona nord), non è praticamente caduta grandine - se non qualche piccolo e sparuto chicco - e si è osservato solo qualche rovescio di pioggia. Dal limite occidentale della cella (Bergamo), viene segnalato verso est un cielo dalle colorazioni giallognole/verdastre/verde smeraldo e un roboare di tuoni continuo, chiari segnali di grandine. Possiamo comunque affermare che la rigenerazione temporalesca ha trovato terreno fertile sino ad un limite esatto in cui si è riuscita a spingere la ventilazione orientale al suolo (poco ad ovest di Bergamo città), ma non oltre.
Ecco una fotografia che ritrae la supercella temporalesca o mesociclone verso Seriate (BG), con una sua rielaborazione: sia dal radar, sia da questa foto, possiamo desumere che la supercella fosse “inflow dominated”. Ciò è evidenziato sia dall’ampiezza della zona dell’inflow (la cui direzione si evince dalle frecce rosse in foto), sia dal fatto che Seriate rileverà una costante ventilazione da est/sud-est durante l’evento, tanto che le abitazioni riscontreranno danni a persiane e vetrate solamente nel proprio lato orientale.
Nella parte centrale della fotografia troviamo la “rain free base” e si nota anche un tentativo di “inflow tail”, mentre schiacciata nell’estremità destra della stessa osserviamo a malapena l’area dei “downdrafts” e delle violente precipitazioni grandinigene in atto. (FIG.20).


Fig. 20 (foto di Andrea Colombo)

Tramite la cartina sottostante e la sua rielaborazione, possiamo individuare in maniera schematica la localizzazione topografica dei fenomeni:
(FIG.21)


Fig. 21


REPORTAGE FOTOGRAFICO

Vi mostriamo ora alcune foto della grandinata su Seriate e aree limitrofe, con particolare evidenza dei chicchi di grandine di varie forme e dimensioni, a ulteriore testimonianza della notevole energia atmosferica in gioco. Ad una fase iniziale di pioggia mista a grandine piccola (1/2 cm), è seguita una fase di almeno dieci minuti di sola grandine anche oltre 5 cm di diametro, quest’ultima caduta nelle fasi terminali della prima cellula temporalesca, indicando updrafts ancora intensi e attivi.
L’accumulo di grandine sarà di alcuni cm ovunque.
Si è osservata – come detto - una conformazione dei chicchi di vario tipo: chicchi a “cipolla”, “agglomerati di chicchi”, “sferoidali” [FIG.22 – FIG.23 – FIG.24 – FIG.25, foto di Pierpaolo Paldino, Alessandro Bonvegna]


Fig. 22-23


Fig. 24


Fig. 25


Sono stati registrati diversi danni a persiane, finestre e tettoie a Seriate, oltre ovviamente agli immaginabili seri danni alle colture (parecchi raccolti devastati per almeno il 90%) e alle auto, come anche riportato da L’Eco di Bergamo.
L’evoluzione successiva ha visto la formazione di una linea di convergenza davvero maestosa, sia come intensità che come estensione, da Bergamo al piacentino orientale, passando per il cremonese; ben visibile dallo scatto radar C.M.L. delle ore 19:00 (FIG.25a):


Fig. 25a

In seguito tutto il sistema evolverà in un’enorme cellula temporalesca, estesa dalla bergamasca sino al Veneto e Friuli, all’interno della quale saranno presenti diversi temporali a prevalente carattere multicellulare, i quali porteranno altri danni, specialmente tra cremonese, mantovano e medio-alto Veneto.
Abbiamo due foto proprio da tali località: la prima evidenzia un grosso “funnel cloud” nel cremonese, mentre la seconda mostra l’accumulo di grandine nel mantovano (FIG.26-27, fonte Facebook).


Fig. 26


Fig. 27


A completamento di questa trattazione, vogliamo porre l’attenzione sulla massiccia dose di aria fredda, riversatasi in Europa e specialmente su Paesi Bassi, Francia orientale e Germania, il mattino seguente di domenica 15 maggio: come vedete (FIG.28), isoterme invernali di -4°C a 850hpa!


Fig. 28

Possiamo concludere che a metà maggio, con un’irruzione fredda di tale calibro appena oltralpe, erano da mettere in conto fenomeni di forte intensità in aree che potessero rappresentare “terreno di scontro” con aria più mite, tipica del periodo.




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