sabato 17 gennaio 2009 23.56.28

 

 

 

Freddo e neve sulle festività natalizie 2008 ed inizio anno 2009

Prologo

Il periodo che va dalla giornata di Natale 2008 e fino alla prima decade di gennaio 2009 verrà ricordato, specie dagli amanti del genere, come un periodo particolarmente prolifico dal punto di vista sia del freddo che della neve. In questo lasso di tempo si è avuto modo di assistere a più fenomeni in tal senso ed ognuno diverso dall'altro. Si passa da una breve ma intensa tormenta di neve a cavallo tra il 25 ed il 26 dicembre che porta neve gelata, con accumuli scarsi o nulli tra la bassa Padana e la Brianza, mentre con accumuli via via crescenti man mano si sale verso le pedemontane fino a raggiungere la quindicina di centimetri nel varesotto. Si prosegue poi con deboli nevicate tra il 28 ed il 29 dicembre a causa del passaggio di una goccia fredda da est e che apporta solo qualche centimetro specie nella parte centro-orientale lombarda; la stessa goccia fredda ci ripresenta i conti a cavallo di Capodanno, questa volta attivando un richiamo umido e consentendo soprattutto (ma non solo) alle zone basso lombarde ed orientali di imbiancarsi bene e con altra neve gelata, stanti le temperature negative. Si prosegue poi con alcune giornate veramente fredde e che fanno registrare diverse giornate di ghiaccio, specie dove la nebbia persiste per tutto il giorno e l'effetto albedo lavora meglio. In ultimo, la favolosa nevicata dell'Epifania, 36-48 ore di neve con solo brevi pause ed accumuli importanti per buona parte della regione ed in alcuni casi persino superiori alla già grande nevicata avvenuta solo tre inverni prima, quella del gennaio 2006!

Cenni sinottici

Dopo la nevicata del 9-10 dicembre 2008 ed il successivo periodo mite e piovoso, sulla Lombardia torna un periodo di stabilità contraddistinto da deboli gelate e clima diurno mite; si viaggia nell'ordine di minime poco al di sotto dello zero (in alcuni casi anche positive) e di massime attorno ai +10°, tranne laddove le nebbie la fanno da padrona, nebbie che in serata raggiungono anche le alte pianure nei giorni tra il 22 ed il 25 dicembre.

In seguito alla giornata favonica del 21 dicembre, dove sulla pedemontana si raggiungono ed in alcuni casi si superano i +20°, una cella anticiclonica si sposta verso est interessando le regioni del nord Italia, proteggendo le suddette dai fronti atlantici che scorrono alti sul nord Europa. Dal giorno di Natale, però, l'anticiclone stesso si erige con asse sudovest/nordest andando a collegarsi con un secondo massimo pressorio presente in Russia.

La mossa si completa tra la serata di Natale e la notte sul 26 dicembre; le correnti si dispongono da ESE, i venti che si attivano sono molto forti e penetrano in Valpadana senza ostacoli. Effetto stau a ridosso dei monti e contrasto termico con la massa preesistente generano nevicate diffuse in spostamento da est verso ovest su tutto il Nord, a partire dal Veneto per concentrarsi sul finire in Piemonte. I venti impetuosi danno connotati di bufera ai fenomeni e si manifestano con molta irruenza andando a depositare centimetri di neve nel giro di pochi minuti.

Cessati i fenomeni i cieli rasserenano e le temperature ribassano notevolmente; ma da est è in arrivo un secondo impulso freddo accompagnato da debole goccia fredda in quota. E' la responsabile di nuove deboli nevicate il giorno 28 dicembre e che frutta i maggiori quantitativi tra bergamasco e bresciano dove qualche centimetro riesce ad accumularsi. Fiocchi che cadono ancora nella giornata del 29 dicembre, anche se con accumuli pressochè nulli o trascurabili.

La goccia fredda sfila via verso ovest/nordovest in Francia ma trovando l'ostacolo dell'alta pressione che scendendo dalla Groenlandia forma un ponte con l'anticiclone presente tra Mediterraneo ed Europa orientale, si vede costretta a ritornare indietro navigando oltralpe (dove si manifestano copiose nevicate) ed attivando un richiamo umido da sud che scorrendo al di sopra dell'aria fredda affluita precedentemente determina fenomeni da scorrimento ed una accentuazione dei fenomeni, in particolare sull'est e la bassa Lombardia ma interessando buona parte della regione, eccezion fatta gli estremi settori di nordovest dove gli accumuli sono veramente esigui.

A seguire il tempo si ristabilisce o quanto meno per quel che può concedere la nebbia; si registrano diverse giornate di ghiaccio specie nelle zone innevate; contemporaneamente si avvicina una massa d'aria molto fredda artico-continentale.

La sua entrata in un Mediterraneo "ferito" ed ancora instabile non fa altro che accentuare e rinvigorire le condizioni instabili formando un minimo all'altezza del mar Ligure e che richiama correnti generalmente da sud nella giornata dell'Epifania e gradualmente da sudest nella giornata successiva.

Si noti l'entrata dell'aria fredda da est proprio in concomitanza con la formazione del minimo ligure che fa da richiamo; anche il radiosondaggio di Milano Linate evidenzia un calo della temperatura ad 850hPa, da -6.7 alla mezzanotte del giorno 6 ai -7.5 delle ore 12 dello stesso giorno a nevicate in corso e con tutta la colonna sottostante in negativo

Il risultato che ne consegue sono diffuse nevicate con quantitativi davvero abbondanti e che arrivano a toccare i 45-50 cm nel pavese, 40-45 cm nel milanese e lodigiano, 30-35 cm in Brianza, varesotto e cremonese,  20-30 cm nel bergamasco, 10-20 cm nel bresciano, fino agli accumuli minori nel mantovano. La nevicata da raddolcimento finisce, come nella maggior parte dei casi, in acqua, anche se un nuovo sbuffo freddo da est il giorno 8 gennaio ritrasforma le gocce di pioggia in fiocchi di neve, per lo più senza accumuli. L'aria fredda affluita e soprattutto l'effetto albedo indotto dall'abbondante quantità di neve presente al suolo, per quanto ridimensionata dalle piogge succedute, amplifica notevolmente il ristagno di freddo nei bassi strati e genera fortissime gelate tra il sud milanese e le basse pianure, specialmente del pavese e del cremonese, con minime fortemente negative e sovente sotto i -10° e con massime prossime o sotto lo zero in pieno giorno, con nebbie e formazione cospicua di galaverna, donando ai paesaggi un caratteristico aspetto da paesi nordici immersi nel gelo. Situazione alquanto differente invece sulle alte pianure, dove la particolare posizione dell'alta pressione ed il dislivello barico tra versante nord e sud delle Alpi favorisce una costante affluenza di brezze da nord che impediscono ai valori notturni di scendere in maniera netta (sebbene minime di -5/-6°siano tutt'altro che rare) e comportando massime ben più miti e con valori fino a +7/+8° ed in alcuni casi fino a +10° e con effetto "mitigatore" più evidente man mano ci si avvicinava verso la pedemontana.

 

 

dal 14 marzo 2004

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